In caso di procedimento giudiziario, la password che cifra e protegge i dati del PC va obbligatoriamente comunicata al pubblico ministero per consentire la valutazione delle potenziali prove presenti sull’hard disk: a sentenziare l’obbligo di spifferare la chiave di accesso è il giudice del Colorado Robert Blackburn, secondo cui la semplice comunicazione della password non è auto-incriminazione e non viola quindi il Quinto Emendamento della Costituzione statunitense.
Finisce dunque male il caso che coinvolge Ramona Fricosu, dipendente “beccata” a gestire operazioni finanziarie fraudolente a cui era stato appunto sequestrato il PC con i dati protetti da password: citando un caso precedente, il giudice Blackburn ha stabilito che “il Quinto Emendamento non è implicato nella richiesta di produrre i contenuti non cifrati” del Toshiba Satellite M305 sequestrato a Ramona Fricosu.
I pubblici ministeri potrebbero usare le informazioni ricavate con la chiave di accesso per incastrare la donna, ma per il giudice l’obbligo di consegnare la password resta, anche se in sostanza si tratterebbe di auto-incriminarsi.
In attesa del pronunciamento di eventuali corti superiori – o anche della Corte Suprema – nel merito, dunque, anche negli USA si fa strada l’idea che alle autorità e agli agenti di polizia sia consentito mettere il naso dappertutto a dispetto delle più elementari regole della difesa legale del principio di non-contraddizione – un’idea che ad esempio ha già messo solide radici nel Regno Unito con la legge RIPA .
Alfonso Maruccia