Che viga la massima segretezza su quanto avviene nel Googleplex è cosa nota: il colosso di Mountain View, ora, rischia di inimicarsi il governo statunitense, per aver mancato di comunicare dei dati relativi ai propri dipendenti, indispensabili per garantirsi la possibilità di lavorare con le istituzioni.
Google offre al governo statunitense servizi di cloud computing e di advertising, per contratti che superano di gran lunga i 10mila dollari l’anno: per questo tipo di collaborazioni le leggi statunitensi prevedono che le aziende rispettino certi tipi di standard in materia di non discriminazione dei dipendenti in termini di appartenenza etnica, genere e orientamento sessuale, religione. Standard che le aziende possono dimostrare di aver rispettato fornendo l’accesso ai dati relativi alla composizione e alla retribuzione della forza lavoro . Le istituzioni statunitensi avrebbero dovuto avere la possibilità di esaminare tutti i documenti pertinenti e Google aveva accettato queste condizioni.
Quando però il Department of Labor, nel corso dei controlli di routine, ha sollecitato da Google la documentazione relativa allo storico delle retribuzioni dei dipendenti, Mountain View ha negato esplicitamente l’accesso a questi dati . Per questo motivo le istituzioni statunitensi hanno agito nei confronti della Grande G: nella denuncia si chiede che la giustizia imponga a Google di fornire le informazioni richieste, o che le istituzioni, sulla base delle violazioni del contratto contestate, interrompano ogni relazione commerciale con Mountain View e non ne stringano altre in futuro.
In attesa di rispondere ufficialmente alle rivendicazioni delle istituzioni statunitensi, Google ha ribadito il proprio impegno in vista dell’uguaglianza e dell’inclusione sul posto di lavoro, un nodo che la Silicon Valley tutta sta faticosamente operando per sciogliere. E ha precisato di aver lavorato duramente al fianco dell’Office of Federal Contract Compliance Programs (OFCCP), che presiede al controllo delle aziende che lavorano con il governo statunitense, fornendo documenti e informazioni, anche relativi alle retribuzioni, nei limiti della privacy dei propri dipendenti . Le richieste dell’OFCCP, secondo Mountain View, travalicherebbero infatti lo scopo per cui sono formulate: includono ad esempio “migliaia di informazioni relative ai contatti privati dei dipendenti”, che Google intende invece “tutelare con il massimo rigore”.
Una tutela della riservatezza che Google mostra di voler applicare anche a proprio vantaggio, nei confronti dei propri dipendenti: è recente
la denuncia sporta da un ex manager del Googleplex per lamentare come Mountain View sia estremamente severa nei confronti della forza lavoro, educata alla segretezza e sorvegliata per impedire fughe di informazioni, anche relative alle retribuzioni, che potrebbero danneggiare la posizione della Grande G.
Gaia Bottà