L’azienda avrebbe attuato pratiche anticoncorrenziali al fine di preservare il monopolio nel mercato dei motori di ricerca e in quello dell’advertising: è questa l’accusa mossa dal Dipartimento di Giustizia statunitense nei confronti di Google.
Gli utenti americani sono forzati ad accettare le regole di Google, le pratiche relative alla privacy e l’utilizzo dei dati personali. E le nuove aziende con modelli di business innovativi non possono emergere dalla lunga ombra di Google.
Antitrust: Google nel mirino degli Stati Uniti
Il documento pubblicato da Washington fa riferimento senza giri di parole a una “condotta illegale” secondo i “tradizionali principi antitrust” che “dev’essere fermata”. In che modo? Forzando il gruppo di Mountain View a operare in modo differente rispetto a quanto fatto fino a oggi, adottando modalità tali da favorire la concorrenza anziché soffocarla.
La replica di Google non si è fatta attendere, affidata alle pagine del blog ufficiale dove ha fatto la sua comparsa un post intitolato “Una causa profondamente imperfetta che non farebbe nulla per aiutare i consumatori” e firmato da Kent Walker (SVP of Global Affairs). Ne riportiamo di seguito un estratto in forma tradotta.
Le persone utilizzano Google perché lo scelgono, non perché sono forzate a farlo o perché non possono trovare alternative. Questa causa non farebbe nulla per aiutare gli utenti. Al contrario, sosterrebbe in modo artificioso alternative di ricerca dalla qualità inferiore e renderebbe più difficile per le persone raggiungere le informazioni che desiderano.
Nel mirino degli USA anche la dinamica che vede bigG e la sua parent company Alphabet versare ogni anno miliardi di dollari nelle casse dei produttori di smartphone, degli operatori e di chi sviluppa browser (ad esempio Apple con Safari) al fine di mantenere la posizione dominante.
Il post di Google focalizza inoltre l’attenzione sulle iniziative messe in campo a sostegno dei competitor e pone l’accento sul comportamento di altre realtà, Microsoft in primis, in particolare sulla decisione di integrare il browser Edge nel sistema operativo Windows 10 impostando Bing come motore di ricerca predefinito.