Tanto tuono che piovve, ma altrove: il caso di Ramona Fricosu, dipendente accusata di aver compiuto operazioni finanziarie fraudolente a cui era stato imposto l’obbligo di rivelare la password che proteggeva l’HDD del suo computer, si evolve in maniera inaspettata quando i federali USA riescono a decifrare il contenuto del disco apparentemente senza la necessità di rispettare l’obbligo succitato.
La vicenda Fricosu fa discutere per lo scontro legale tra accusa e difesa in merito all’applicabilità del Quinto Emendamento della Costituzione statunitense, che difende un imputato dalla possibilità di auto-incriminarsi rivelando prove e informazioni compromettenti.
Il giudice del Colorado Robert Blackburn aveva stabilito la non applicabilità dello scudo del Quinto Emendamento nel caso in oggetto, ordinando alla donna di rivelare la password richiesta. Come i federali siano poi riusciti a scardinare comunque l’hard disk è un mistero tutto da svelare : secondo l’avvocato della difesa gli agenti avrebbero indovinato la chiave d’accesso per tentativi o avrebbero usato una delle password fornite dall’ex-marito della donna, anch’egli coinvolto nella vicenda come co-imputato.
La password del Colorado spunta fuori a corta distanza da un’altra, importante decisione in merito all’obbligo di rivelare la chiave di accesso a dispositivi di storage protetti: nella causa aperta contro un ignoto sospetto di possedere materiale pedopornografico, la Corte di Appello dell’Undicesimo Circuito ha stabilito che costringere qualcuno a decifrare materiale compromettente va contro i principi sanciti dal Quinto Emendamento della Costituzione USA. Insomma: Corte che vai, interpretazione che trovi.
Alfonso Maruccia