Le autorità militari statunitensi sono passate dalle dichiarazioni iniziali dei giorni scorsi alla conferma delle ultime ore sull’avvio di una vera e propria “cyber-guerra” contro l’Isis, organizzazione terroristica abile, secondo gli USA, a sfruttare le tecnologie di comunicazione più moderne nel perseguire la sua guerra santa globale.
La campagna di cyber-warfare contro l’Isis è la prima del suo genere, dicono dagli USA, ed è gestita in maniera diretta dallo US Cyber Command; obiettivi dell’azione coordinata sono le comunicazioni, il reclutamento e anche le transazioni finanziarie riconducibili allo stato islamico.
Lo US Cyber Command è noto per aver già fatto pratica di “cyber-war” contro Iran, Corea del Nord, Cina, Russia e altri, e per quanto riguarda i nuovi dell’Isis si parla di “impianti” all’interno delle reti di comunicazione mirati a studiare il comportamento online dei suoi membri e magari a modificare i messaggi a vantaggio delle operazioni militari occidentali.
Robert Work, vice-segretario della Difesa americana, ha parlato senza mezzi termini di “cyber-bombe” contro l’Isis, un’operazione che ha tra l’altro provocato qualche resistenza da parte dell’intelligence (NSA) per il rischio di spingere le comunicazioni dei terroristi verso canali ancora più chiusi e sicuri di quelli attuali.
Sia come sia, la cyber-guerra americana contro l’Isis sembra essere ufficialmente partita, e anche se per conoscere i dettagli occorrerà tempo c’è il precedente delle cyber-azioni contro gli insorgenti in Iraq a fare da esempio: nel 2007 gli USA hanno eliminato 4.000 combattenti ostili al nuovo status quo grazie a email fasulle e comunicazioni contraffatte.
Alfonso Maruccia