Poco importa che sia utilizzato in maniera legale e sicura da oltre 20 milioni di utenti: la musica messa a disposizione da Spotify non può allietare le giornate dei dipendenti della House Of Representatives statunitense. Il servizio è stato tagliato fuori dal network dell’istituzione: il P2P comporta dei rischi.
Non si tratterebbe dunque di una questione di consumi di banda esagerati, come accaduto presso l’Università di Oxford, o di distrazione per i dipendenti: “Per aiutare a proteggere i dati della House – ha spiegato un portavoce della Camera dei Rappresentanti – la nostra policy in materia di IT proibisce l’uso delle tecnologie peer-to-peer nell’ambito della nostra rete”. Una messa al bando che ricorda l’ allarmismo rispetto al file sharing e agli incidenti ad esso connessi . Un allarmismo sordo alla comprensione del funzionamento di Spotify, che si appoggia sul P2P per ottimizzare la distribuzione dei contenuti e non nasconde alcuna insidia quale la condivisione silente di file presenti sulla macchina di chi ha il client installato, o la possibilità di fare da veicolo per la disseminazione di malware, istanze spesso citate dalle associazioni che tutelano i detentori dei diritti rispetto agli strumenti della condivisione illegale.
E sono ora proprio i signori del copyright ad intervenire in difesa del P2P. Beninteso, la neutra architettura di rete: il CEO di RIAA Cary Sherman ha replicato al blocco di Spotify in una lettera aperta in cui garantisce l’assoluta sicurezza del servizio.
E ricorda che permettere ai dipendenti l’accesso a Spotify rappresenta una presa di posizione importante “per promuovere i fornitori di servizi che operano in maniera legale e sicura”, e non le infrastrutture consegnate nelle mani degli utenti e della loro smania di condivisione, che i dipendenti della House Of Representatives sembrano tanto apprezzare . ( G.B. )