Vigileranno sulla rete, batteranno a tappeto pagine web e newsgroup per epurarli delle tracce di materiale pedopornografico e dei traffici delle immagini degli abusi sui minori. I provider statunitensi si sentono improvvisamente investiti del compito di far rispettare le leggi stilate per arginare il fenomeno della pedopornografia: Verizon, Time Warner Cable e Sprint si ritengono responsabili di ripulire la rete a favore dei propri utenti. Anche in Francia ci sono tutti i presupposti perché il governo solleciti i provider ad impegnarsi in un’analoga attività di filtering.
A indurre i provider statunitensi ad assumersi l’onere di setacciare la rete sono state le indagini condotte dal procuratore generale dello stato di New York, Andrew Cuomo, già impegnato in numerose azioni per ripulire la rete di quanto metta in pericolo i minori. Il New York Times segnala in anteprima la decisione dei tre provider: si impegneranno nel sequestrare il traffico diretto verso mete online che ospitano pedopornografia, siti web o newsgroup che siano.
È stata una battaglia aspramente combattuta, quella condotta dal procuratore Cuomo: gli avvertimenti nei confronti dei provider fioccano da anni ma, perché cedessero ad un accordo che li responsabilizzasse, è stato necessario pungolarli. Gli ISP, infatti, già diffidano gli utenti dall’utilizzare i servizi forniti per trafficare in materiale pedopornografico, già offrono servizi di segnalazione di eventuali abusi per rintracciare gli autori, ma non si sono mai spinti a garantire ai propri utenti l’inaccessibilità alle pagine web malfamate: ritengono, ha spiegato Cuomo, che non sia loro responsabilità gestire e interferire in contenuti online che si configurano come un libero scambio comunicativo fra persone.
Cuomo sembra però aver trovato il modo per far capitolare gli operatori: ha condotto un indagine durata otto mesi, durante i quali gli inquirenti si sono finti utenti, hanno setacciato la rete alla ricerca di testimonianze degli abusi sui minori per segnalarle ai provider e per spingerli a denunciare. Visto lo scarso riscontro ottenuto da parte degli ISP, è intervenuto il procuratore generale, minacciando di accusare di frode e pratiche commerciali ingannevoli gli ISP che non avessero adempiuto a quanto previsto dalle condizioni per l’utilizzo del servizio che propongono agli utenti. Nonostante i provider abbiano lamentato la difficoltà di individuare e denunciare i siti che ospitano traffici di materiale pedopornografico, spesso trincerati dietro sottoscrizioni o limitazioni dell’accesso, le pratiche di negoziazione si sono immediatamente innescate.
Non si combatterà la pedopornografia attraverso una legge che renda responsabili i provider e li punisca qualora non vigilino sulle proprie connessioni e sui propri utenti: quello scelto da Cuomo è simile al discusso modello italiano e ancor più simile all’ iniziativa presentata dal ministro degli Interni francese Michel Alliot-Marie. Entrambi si configurano come un accordo di collaborazione volontaria fra stato e provider.
Il fulcro dell’attività di filtering operata dagli ISP che aderiranno sarà una blacklist . Se in Francia sarà mantenuta dalle forze dell’ordine e edificata sulle segnalazioni dei cittadini, negli States verrà stilata e aggiornata dal National Center for Missing and Exploited Children , istituzione che si occupa della tutela dei minori alla quale Verizon, Sprint e Time Warner Cable verseranno oltre un milione di dollari. Sono denari che andranno a finanziare e a irrobustire un sistema di identificazione delle immagini degli abusi, un sistema in grado di tracciare e individuare in rete il materiale catalogato dalle forze dell’ordine, in modo che si possano individuare gli snodi dai quali si dirama il traffico del materiale. Se perseguire i responsabili e coloro che alimentano gli abusi risulta insufficiente, filtrare l’accesso ai siti che ospitano testimonianze degli abusi è un modo di arginare la domanda, chiosa Cuomo, e di limitare la diffusione di immagini che si replicano e si diffondono in rete in maniera febbrile.
A fronte delle critiche che stanno iniziando ad abbattersi su quello che negli States viene definito un accordo inefficace e pericoloso e sulla proposta francese , le autorità gettano acqua sul fuoco. Il Ministro francese rassicura i cittadini e li invita a non pensare all’accordo come alla creazione di “un grande fratello su Internet”; il procuratore Cuomo allontana il sospetto che i provider siano incoraggiati ad agire come “poliziotti di Internet”. È piuttosto una questione di responsabilità individuale e di ruoli nella società civile, avverte Cuomo: “Deve esistere una paradigma in base al quale i provider cooperino con le istituzioni, in base al quale, se ricevono una notifica di un atto potenzialmente criminale, li si debba in qualche modo ritenere responsabili”.
Gaia Bottà