Si chiama Special 301 e lì, nei territori selvaggi del file sharing illecito, tuona ogni anno con le rivendicazioni dei detentori dei diritti. Un report , pubblicato di recente dall’ Office of the United States Trade Representative (USTR), ad analizzare lo stato attuale della proprietà intellettuale nei vari paesi del mondo . Una serie di liste, a mettere anche per quest’anno in classifica le nazioni più negligenti , quelle che sembrano aver permesso a fenomeni come il P2P di azzannare online i diritti dell’industria del copyright. Ma anche a premiare i nuovi virtuosi del diritto d’autore, quei paesi che hanno bloccato contraffazione illecita e sharing.
Innanzitutto quella che è stata chiamata Priority Watch List . Ovvero la lista nera, quella dei cattivi da tenere sotto stretta osservazione. A partire dalla Cina, responsabile del 79 per cento dei prodotti contraffatti giunti ai confini doganali statunitensi nel 2009. Nel report si è parlato infatti di un livello inaccettabile di pirateria nel paese asiatico, dalla musica al cinema, dal software alla violazione dei diritti televisivi sportivi per mezzo di spazi web illeciti come TV Ants .
A seguire, la Russia, che a detta degli Stati Uniti, è colpevole di non aver implementato totalmente i principi di un accordo bilaterale sulla tutela della proprietà intellettuale datato novembre 2006. Che avrebbe dovuto scatenare le autorità di Mosca contro la pirateria online e la contraffazione a mezzo CD/DVD. Tra i negligenti, anche i governi di Algeria, Argentina, Cile e India .
E, con amara sorpresa , anche il Canada. Il paese degli aceri dovrebbe infatti modificare – secondo il report – il suo apparato legislativo a tutela del copyright, tenendo presente di aver firmato nel 1997 gli accordi WIPO . Che tuttavia non sarebbero stati affatto implementati, mollando così la presa sui meccanismi anti-copia DRM e soprattutto sul controllo ai confini nazionali.
Per ogni paese negligente pare però esserci stata una nazione impegnata sul fronte della proprietà intellettuale, degna così di ricevere il plauso dallo Special 301 . Paesi non più presenti nella Priority Watch List . Come la Repubblica Ceca, dal momento che ha introdotto pene tra 2 e 8 anni di carcere per i crimini legati alla violazione delle opere dell’ingegno.
Come la Svezia , che ha mostrato il pugno duro nei confronti del torrentismo selvaggio e che attualmente è teatro principale della nota vicenda The Pirate Bay . E una mano l’ha data Spotify, servizio musicale legale di grande successo in Svezia, nonché apprezzato dallo stesso report statunitense. Menzione infine per l’Unione Europea, grazie ai trattati interni a WIPO .
Ma ciò che è emerso dalla successiva Watch List – non veri e propri cattivoni quanto sorvegliati speciali – sembra aver preoccupato i vertici dell’USTR. La pirateria a mezzo P2P sembra dilagare in Spagna , vero paese dei balocchi per lo sharing. Secondo il report, non ci sarebbe alcuna pena prevista in terra iberica per chi viene colto a scaricare film o dischi.
E non solo. Sarebbe l’intero ecosistema culturale e di legge spagnolo a rappresentare un mondo incantato per gli scariconi, dal momento che non vi sono accordi tra provider e detentori dei diritti. Questi ultimi farebbero una fatica immane ad ottenere gli indirizzi degli utenti sospetti. In generale, secondo lo Special 301, lo stesso popolo spagnolo vedrebbe generalmente il downloading come un’attività perfettamente in linea con la legge .
Infine, un richiamo è stato fatto anche allo Stivale. Nonostante la sentenza della Cassazione a favore del sequestro della Baia, non giudicabile come un semplice contenitore di link postati dagli utenti. Secondo lo Special 301, c’è ancora molto da fare per frenare sia la pirateria online che la contraffazione, con l’industria italiana dei contenuti a parlare di vittime come libri e quotidiani. Gli Stati Uniti collaboreranno, in vista delle più aspre misure di ACTA , il trattato globale anti-contraffazione.
Mauro Vecchio