USA, famiglie cracker

USA, famiglie cracker

Il capo della polizia di Mahwah organizza dei seminari per spiegare ai genitori come installare il software per appropriarsi delle password dei figli. La Rete esporrebbe i più piccoli a tanti, troppi pericoli
Il capo della polizia di Mahwah organizza dei seminari per spiegare ai genitori come installare il software per appropriarsi delle password dei figli. La Rete esporrebbe i più piccoli a tanti, troppi pericoli

Molti genitori diventano su Facebook amici dei loro figli con la speranza di trovare un nuovo modo di comunicare con loro tenendo in maniera segreta sotto controllo la loro vita online, altri non riescono facilmente a stringere amicizia con i propri bambini per via di una sorta di barriera che quasi sempre sono i figli a voler mettere. Arriva dal New Jersey la nuova proposta pensata per tutti quei genitori che vorrebbero guardare di nascosto i post dei propri figli, le foto pubblicate, i link condivisi e quant’altro. Secondo James Batelli, capo della polizia di Mahwah, cittadina del New Jersey, i genitori che non sono amici dei propri figli non dovrebbero avere alcuna esitazione nel trovare rimedio nel cracking per ottenere le password dei propri bambini , senza minimamente sentirsi in colpa.

Il capo della polizia, anch’egli coinvolto da vicino nella vicenda in quanto padre di una ragazza adolescente, ritiene che ogni genitore dovrebbe possedere gli strumenti per tenere sotto controllo la vita in Rete dei più piccoli. Tale consulenza sarà offerta a coloro che vorranno, attraverso dei seminari nei quali si mostrerà come installare sul computer domestico il software che consentirà agli adulti di monitorare e registrare ogni azione eseguita.

I bambini si mettono spesso in situazioni pericolose e ciò accade ogni giorno – ha spiegato Batelli – specialmente su Facebook dove corrono il rischio di entrare in contatto con adescatori”. “Basta leggere il giornale ogni giorno – ha continuato il capo della polizia – per vedere storie che parlano di rapimenti, atti persecutori, violenza sessuale a seguito di una interazione avvenuta in Rete e molto spesso sui social network”.

“Utilizzando tale software i genitori possono ottenere le password dei loro figli, dando loro accesso a tutta la gamma delle attività online dei bambini” ha spiegato Batelli.

Il direttore del gruppo a tutela della privacy Identity Theft 911, Edi Goodman, anch’egli padre di due bambini piccoli, ha espresso sentimenti contrastanti su questa genitorialità high tech. “E ‘un terreno scivoloso – ha spiegato – per spiare i vostri figli”. “Spero di poter mettere a conoscenza i miei figli di tali pericoli che si verificano online perché non posso stare con loro tutto il tempo”. Nonostante Goodman abbia dichiarato a SecurityNewsDaily di non essere del tutto contrario all’idea di spionaggio proposta dal capo della polizia, pensa che tale meccanismo debba essere applicato caso per caso.

Sulla questione è intervenuto anche lo psicologo Jeffrey Kassinove, dichiarando che tale metodo si insinua in una situazione di sfiducia di base nel rapporto genitore figlio. “Si sta insegnando al bambino che mentire è una cosa giusta”. “Ci sono altri modi – ha concluso – per scoprire cosa fanno i bambini sui social network”.

In realtà, secondo altri , ad esempio Facebook ha un proprio strumento per i genitori che sono preoccupati per quello che sta succedendo ai propri figli, che è rappresentato dal Centro di Sicurezza, con risorse a disposizione genitori, ragazzi, educatori e forze dell’ordine.

I pareri sulla questione sono, dunque, abbastanza diversificati. Alcuni ritengono che il metodo proposto dal capo della polizia sia legittimo, altri ritengono invece che i bambini siano già molto abili nell’utilizzare le tecnologie informatiche e che presto potrebbero accorgersi di essere spiati dai propri genitori. Per tali ragioni il tecnocontrollo potrebbe non rappresentare la soluzione più idonea.

Raffaella Gargiulo

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Pubblicato il
18 feb 2011
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