La Corte Suprema ha inviato al Congresso i propri emendamenti alla Federal Rules of Criminal Procedure , stabilendo di fatto un’estensione senza precedenti alle possibilità di “accesso remoto” ai sistemi informatici da parte dell’FBI. Le nuove regole entreranno in vigore dal primo dicembre, se il Congresso non deciderà altrimenti.
Le norme fin qui imposte all’azione degli investigatori federali prevedevano l’impossibilità di agire contro PC connessi alla rete la cui esatta posizione fosse ignota, perché l’FBI avrebbe così potuto agire al di fuori della propria giurisdizione o addirittura su sistemi presenti all’estero. Un discrimine fondamentale, quello della giurisdizione per le indagini, che ha ad esempio portato al rigetto delle prove raccolte contro uno dei membri del sito pedopornografico Playpen su Tor perché gli investigatori avevano agito al di fuori dello spazio di manovra loro consentito.
Le modifiche proposte dalla Corte Suprema stabiliscono invece che gli accessi remoti dei federali – tramite hacking e non – vanno considerati legittimi anche al di fuori della giurisdizione , se i sistemi presi di mira hanno l’IP di origine camuffato tramite darknet (Tor), VPN o in altro modo.
Le nuove regole sulle indagini non vanno giù alle organizzazioni che operano per i diritti digitali e nemmeno alle aziende telematiche del calibro di Google, che hanno evidenziato i tanti e notevoli abusi a cui questa normetiva si presta. Il senatore democratico Ron Wyden ha già fatto sapere di voler modificare le norme per la difesa della privacy dei cittadini americani.
Alfonso Maruccia