Dopo ripetute promesse e rassicurazioni, la Commissione Federale per il Commercio (FTC) statunitense ha bloccato le indagini sull’operato di Google circa la raccolta e il possibile utilizzo dei dati sensibili rintracciati dalle Gcar .
È una lettera scritta da David Vladeck (direttore dell’agenzia dedicata alla protezione dei consumatori per la FTC) e indirizzata ad Albert Gidari, legale di Mountain View, a sgombrare il campo dai dubbi fra le due parti. Google sarebbe d’accordo a non usare in nessun modo e per nessun motivo i dati raccolti : una promessa, scrive Vladeck, “fondamentale per limitare il danno potenziale che poteva essere arrecato ai consumatori con la raccolta di informazioni riservate”. E dunque, prosegue, “per questi motivi, abbiamo deciso di interrompere l’indagine in tal senso”.
Il caso statunitense si unisce alle diverse proteste e inchieste diffuse anche in Europa (molte delle quali sfociate in processi civili) nei confronti del rilevamento di dati personali dai network WiFi, condotto allo scopo di aggiornare le mappe disponibili online. Mountain View ostenta pentimento per l’errore commesso e si mostra seriamente impegnata nel creare potenti strumenti di protezione della privacy. È il dirigente Alan Eustace a diffondere una nota di scuse: “Siamo mortificati per l’accaduto, ma confidiamo che i cambiamenti apportati alla struttura e ai metodi di lavoro saranno in grado di migliorare significativamente i nostri sistemi di sicurezza sulla privacy, a tutto vantaggio degli utenti”.
Chiuso il caso con la FTC, le autorità di controllo britanniche hanno annunciato l’intenzione di voler condurre ulteriori indagini e valutare la possibilità di adottare il pugno duro dopo che BigG ha ammesso l’involontaria acquisizione di email e password.
Ciò che, dunque, viene contestato all’azienda è l’interferenza illecita nella vita dei cittadini, problema al quale non sfuggono neppure gli italiani. Anche la Procura della Repubblica di Roma, infatti, sta indagando contro ignoti sulla “captazione” dei dati compiuta dalle Google car. La controversia giudiziaria è scattata, le indagini sono in corso, resta solo da attendere l’esito del procedimento. Mentre Google, attraverso i suoi portavoce italiani, non lesina le scuse: “La raccolta accidentale di dati WiFi da parte delle auto di Street View è stato un errore del quale siamo profondamente spiacenti e per cui ci scusiamo. Ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare con le Autorità”.
Cristina Sciannamblo