La cyberwar sarà anche un evento improbabile o un falso bersaglio come dicono gli esperti, ma per non correre troppi rischi le autorità statunitensi approntano piani utili a rafforzare le conoscenze sulle minacce telematiche fuori e dentro i network militari. Perché il prossimo Stuxnet potrebbe essere diretto contro le infrastrutture vitali degli USA.
Il Dipartimento della Difesa (DOD), il DHS (Departement of Homeland Security), i contractor del Pentagono e i loro ISP “privati” faranno tutti parte del “Defense Industrial Base (DIB) Cyber Pilot”, un programma pensato per monitorare le nuove cyber-minacce e stabilire le opportune contromisure su tre livelli difensivi distinti.
Il DIB non monitorerà o intercetterà le comunicazioni private in alcun modo, rassicura il Segretario della Difesa William J. Lynn, mentre i partecipanti – tutti volontari – potranno accedere all’intelligence sulle cyber-minacce in mano al DOD.
Il progetto pilota servirà ad analizzare e valutare le conseguenze di hack presunti militari contro i network privati, attacchi poco sofisticati ma dagli effetti “dirompenti” come quelli condotti in questi mesi dai gruppi Anonymous e LulzSec, e infine attacchi dalla portata distruttiva contro infrastrutture critiche e network militari .
A questo proposito il Segretario Lynn sottolinea come la sequela di attacchi recenti sia “relativamente poco sofisticata e largamente reversibile”, ma anche che “in futuro, avversari ben più capaci potrebbero potenzialmente immobilizzare i network su una scala ancora più ampia, per periodo di tempo più estesi”.
Per meglio “simulare” la propria capacità di risposta alla cyber-guerra, il Pentagono ha infine approntato il programma National Cyber Range – nientemeno che una vera e propria simulazione di Internet, in scala ma perfettamente operativa, in cui mettere alla prova ogni genere di “cyber-arma” per valutarne gli effetti.
Alfonso Maruccia