È finalmente giunta all’attenzione della Corte Suprema la “crociata” dei politici californiani contro i videogame violenti, iniziativa capitanata dal senatore Leland Yee e convintamente appoggiata dal governatore Arnold “T-800” Schwarzenegger, con la quale si mira a vietare la vendita dei “killer game” nei negozi dello stato USA. La Corte si incaricherà di porre la parola fine alla lunga diatriba con una decisione attesa e temuta al contempo.
Il dibattito si trascina già da cinque anni : la legge con cui la California vieta di vendere videogame violenti ai minori ha già collezionato una doppia bocciatura nei tribunali, convinti del fatto che la libera commercializzazione delle frattaglie da sparatorie digitali rappresenti un’attività coperta e difesa dal Primo Emendamento della Costituzione statunitense.
Ma i giochi violenti nulla hanno a che fare con la libertà di parola e di espressione, dicono in coro Schwarzy e i repubblicani, ragion per cui la palla passa ora all’Alta Corte che dovrà dirimere il contenzioso e stabilire una volta per tutte la costituzionalità o meno della vendita. Lo stato della California si dice convinto del fatto che i videogame violenti influenzino negativamente la psiche dei più giovani, per cui la decisione della Corte Suprema potrebbe rappresentare un punto di riferimento importante anche nella lunga e irrisolta discussione in merito.
In attesa della revisione del caso gli schieramenti si compattano e annunciano battaglia, con le organizzazioni di rappresentanza dei produttori videoludici che si dicono convinti della liceità del business rosso-sangue e della necessità che esso resti lontano da una politica troppo apprensiva.
“Le corti presenti in tutto il paese hanno costantemente stabilito che la regolamentazione dei videogame basata sui contenuti è incostituzionale”, dice il presidente di Entertainment Software Association (ESA) Michael Gallagher. “Le ricerche dimostrano che il pubblico è d’accordo – continua Gallagher – i videogame dovrebbero godere delle stesse protezioni legali di libri, cinema e musica”.
Dello stesso tono sono le parole del vicepresidente di Electronic Arts Jeff Brown, con in più un richiamo diretto alla necessità, per chi produce e fruisce del medium videoludico, di essere rappresentati: “Questo è l’ennesimo segno del fatto che i giocatori devono darsi una svegliata e organizzarsi per proteggere i propri diritti. La censura e le restrizioni sui contenuti sono una minaccia molto concreta nei confronti dei videogiochi – dice Brown – E ogni giocatore non registrato al Video Game Voter Network di ESA perde il diritto di protestare ogni volta che il governo comincia a buttare i giochi fuori dal mercato”.
Alfonso Maruccia