La Commissione Giudiziaria del Senato americano è stata palcoscenico dello scontro verbale tra Andrew Ceresney, enforcement director della Securities and Exchange Commission (SEC), e il responsabile di Google per la information security Richard Salgado. Oggetto della discussione, la lungamente attesa riforma dell’Electronic Communications Privacy Act (ECPA), legge in difesa delle comunicazioni elettroniche degli utenti non più al passo coi tempi.
Uno dei punti chiave del contrasto fra le autorità federali (di cui la SEC è parte integrante) e Google – e più in generale le corporation dell’IT – è la richiesta, da parte delle prime, di imporre la volontà governativa alle seconde quando si tratta di accedere alle email degli utenti senza un mandato del giudice nell’ambito di un caso di natura penale.
L’obbligo di rivolgersi al giudice per farsi consegnare un mandato è di intralcio nelle indagini sulle frodi finanziarie, ha dichiarato Ceresney davanti ai membri della Commissione, mentre il problema sarebbe risolto abbassando gli standard di protezione della privacy attualmente dettati dall’ECPA.
Per tutta risposta, Salgado ha definito la proposta di Ceresney semplicemente incostituzionale: “il potere di costringere i provider a fornire accesso ai contenuti delle comunicazioni degli utenti dovrebbe essere esclusivo dei casi criminali”, ha dichiarato l’uomo di Google, e il Congresso “dovrebbe essere profondamente scettico” rispetto agli sforzi di certe autorità governative di giocare con i diritti del Quarto Emendamento della costituzione statunitense.
L’appello al Quarto Emendamento in difesa delle comunicazioni elettroniche è da tempo al centro del dibattito nei tribunali e nei tentativi di riforma dell’ECPA, mentre i colossi informatici sono più volte arrivati allo scontro con le autorità americane nel tentativo di tenere a freno le richieste di accesso ai dati degli utenti.
Alfonso Maruccia