I piani del viaggio americano di hitchBOT prevedevano visite ai luoghi più caratteristici degli States, e invece si sono conclusi poco dopo la partenza a causa del vandalismo – o per meglio dire l’inciviltà – di ignoti che hanno letteralmente fatto a pezzi l’automa. La sua “famiglia” ne ha annunciato la cessata attività, almeno per il momento, rassicurando altresì i vandali: non c’è alcuna intenzione di avviare una caccia all’uomo per scoprire la loro identità.
hitchBOT , il robot autostoppista, è – era? – un esperimento sociale creato da due ricercatori canadesi che richiede il contributo diretto e la gentilezza degli estranei per essere portato a compimento: l’automa è dotato di un sistema GPS, è in grado di condurre una (limitata) conversazione con i suoi ospiti umani e fa completo affidamento su di loro per il prosieguo del suo viaggio.
Fin qui hitchBOT era riuscito a visitare Canada ed Europa partecipando a vari eventi mondani, inclusa una settimana trascorsa in compagnia di una band heavy metal nei Paesi Bassi: testimonianza diretta del viaggio, le foto scattate dalla fotocamera integrata nel drone, programmata per catturare una foto ogni 20 minuti, e i vari “selfie” fatti dagli umani che hanno raccolto e trasportato in giro il robot.
Il viaggio in autostop di hitchBOT negli USA era cominciato un paio di settimane fa, in Massachusetts, e si è concluso improvvisamente a Philadelphia quando ignoti hanno smembrato e decapitato il robot abbandonandone i pezzi ai lati della strada. I ricercatori che lo avevano creato hanno pertanto dovuto dare notizia dell’atto vandalico perché “a volte cose cattive capitano ai robot buoni”.
Fine dei viaggi per hitchBOT? Sì, almeno per il momento: i creatori del robot autostoppista dicono ora di volersi concentrare su quello che è andato storto e su quale lezione è possibile trarre. Mettersi a cercare gli autori del brutale roboticidio ? Una inutile perdita di tempo, suggeriscono i ricercatori canadesi. Ma la community di appassionati è pronta a rendersi disponibile : proprio a Philadelphia, il collettivo The Hacktory si è offerto di contribuire alla ricostruzione del robot, o di dare vita a un nuovo esperimento.
Alfonso Maruccia