La fase di stallo nella complessa vicenda che vede ormai da oltre un mese il business di Huawei rischiare di essere messo in ginocchio dall’inclusione nella Entity List statunitense potrebbe essersi sbloccata nei giorni scorsi. Decisivo l’incontro fra Donald Trump e Xi Jinping andato in scena a Osaka, a margine del meeting G20. Si fa più probabile la firma di un accordo che potrebbe consentire al gruppo cinese di tornare a operare come in passato, attraverso le partnership con realtà USA per la fornitura di componenti hardware, servizi e tecnologie. È comunque ancora troppo presto per parlare di caso chiuso.
Huawei-USA, dopo l’incontro al G20
Lecito riportare una distensione nei rapporti fra le parti, sulla base delle notizie che sono giunte dal Giappone nel fine settimana. Fuori luogo invece parlare di un colpo di spugna tale da eliminare ogni tensione e far cadere quel ban che stando alle parole del numero uno di Huawei, il co-fondatore e CEO Ren Zhengfei, sta impedendo alla società di collaborare con le realtà d’oltreoceano. Facciamo riferimento all’intervista rilasciata da Larry Kudlow, consulente economico per la Casa Bianca, a Fox News. Di seguito il filmato integrale. Ne riprendiamo la parte più significativa, in forma tradotta.
L’annuncio del Presidente al meeting di Osaka significa che le aziende americane possono rifornire Huawei con diverse tipologie di prodotti e servizi, a patto che ciò non costituisca un problema per la sicurezza nazionale.
.@larry_kudlow on the President allowing Huawei to be used in some U.S. businesses #FNS pic.twitter.com/dbhrxup7xH
— Fox News Sunday (@FoxNewsSunday) June 30, 2019
Se da Osaka il presidente USA ha dichiarato che “Le aziende statunitensi possono vendere le loro componenti a Huawei”, la decisione finale è ancora delegata al Dipartimento del Commercio, cui spetta il rilascio di quelle che vengono definite Temporary General License per la fornitura dei prodotti, necessarie finché il gruppo di Shenzhen rimarrà iscritto alla Entity List.
Il Dipartimento del Commercio ha già reso disponibili alcune licenze relative alle vendite e penso che, in seguito alla decisione del Presidente, ci sarà un’ulteriore apertura riguardante tecnologie come quelle legate alle telecamere, che si possono trovare sul mercato e che non costituiscono alcun pericolo per la sicurezza nazionale.
Nessuna “amnistia generale”
Quali sono i prodotti e le tecnologie per le quali si prevede il rilascio di nuove licenze temporanee? Kudlow fa riferimento diretto alla fornitura di chip da parte di realtà americane, componenti essenziali per la realizzazione dei dispositivi da portare sul mercato, inclusi gli smartphone e i laptop. Questi non costituirebbero alcun pericolo per gli Stati Uniti, essendo reperibili da Huawei anche da aziende che operano al di fuori dei confini USA.
Non si tratta di un’amnistia generale, Huawei rimarrà nella Entity List che prevede una serie di controlli sulle esportazioni.
A tal proposito val però la pena di richiamare alla mente la posizione di ARM, che pur essendo collocata nal territorio UK ha parlato del ban di Huawei come di un grosso problema per il proprio business, così come per quello dell’intero mercato.
Quali prospettive per Huawei?
Cosa accadrà, dunque? Difficile fare una previsione in grado di passare indenne da evoluzioni della vicenda che talvolta sembrano poco chiare persino ai suoi protagonisti. Osservando quanto fin qui accaduto nel suo insieme, da un mese e mezzo a questa parte, sembra delinearsi all’orizzonte per Huawei la possibilità di continuare a realizzare e distribuire prodotti hardware e software come fatto in passato, beneficiando almeno in un primo momento delle licenze temporanee garantite da Washington. Potrebbe dunque venir meno l’esigenza di introdurre un’alternativa proprietaria ad Android.
Il discorso è differente per la fornitura a chi opera nell’ambito telco delle infrastrutture necessarie per l’allestimento dei network mobile. Con l’era 5G che sta ormai per entrare nel vivo a livello globale, difficilmente gli USA saranno disposti ad aprire all’azienda cinese anche su questo fronte.