Le più gravi minacce alla sicurezza dei soldati canadesi e statunitensi e delle loro famiglie? Blog, Facebook e, più in generale, i siti e le community “social”, che vivono dei contributi di iscritti e visitatori. Le paure sono che i militari si lascino sfuggire informazioni che dovrebbero rimanere riservate , mettendo a repentaglio la vita dei propri cari e la stessa sicurezza dei sistemi di difesa.
In un memo interno fatto circolare tra gli appartenenti alle Canadian Forces – che è come dire le intere forze armate del paese dei grandi laghi – si mettono in guardia i militari dal postare su Facebook dati e informazioni personali, potenzialmente utilizzabili “per prendere di mira i membri per ulteriori riutilizzi. La cosa apre inoltre la porta alla possibilità che le vostre famiglie e i vostri amici diventino anch’essi target potenziali”.
Il rischio è dunque principalmente di natura personale, rivela il memo; memo che proviene tra l’altro da una organizzazione che ha la sua rappresentanza ufficiale sul sito incriminato, con all’attivo quasi 8.500 membri iscritti. Ma il Generale di Brigata Peter Atkinson lancia allarmi anche per quanto riguarda la Operations security (OPSEC), l’insieme di regole che stabilisce le possibili vulnerabilità messe in mostra dalla comunicazione di informazioni riservate.
Secondo la terminologia militare impiegata da Atkinson, la “stima dei danni in battaglia” causati dalla fuoriuscita di informazioni dai video su YouTube, MySpace, i blog personali e lo stesso Facebook ammontano all’80% del totale . Il generale è insomma preoccupato che la distribuzione di un video sgranato sulla sequenza di start-up di un caccia F-16 possa risultare più mortale per l’esercito di un colpo di RPG infilato nella pancia di un mezzo corazzato in Afghanistan.
Una visione delle cose messa alla berlina da Entropic Memes , secondo la cui opinione “se il Generale di Brigata è corretto anche solo in senso generale, e gli insorti stanno davvero raccogliendo la grande maggioranza della propria intelligence da fonti Internet pubbliche, allora è una buona cosa perché ciò significa che essi stanno dedicando poche o inadatte risorse ad altre, più tradizionali – e in genere più fruttifere – strade per la raccolta di informazioni sensibili”.
Il blocco dei blog
Chi non si limita a distribuire memoriali di raccomandazioni, ma agisce e basta, è invece la Air Force statunitense, che ha bandito senza possibilità di appello tutti quei siti contenenti la parola “blog” all’interno della URL di destinazione. Fino ad oggi ogni comando delle forze aeree USA aveva il compito di stabilire eventuali filtri per la navigazione telematica dei propri uomini, ma ora il controllo è passato in mano all’ Air Force Network Operations Center , la rete di comando globale delle operazioni aeree del paese.
Sfruttando il software sviluppato da Blue Coat Systams , che permette la categorizzazione dei siti web in base al loro contenuto con la possibilità di bloccare a piacimento tali categorie, l’AFNOC ha, fra gli altri, tagliato fuori l’intero network di Blogger. L’idea non sarebbe quella di “censurare il web”, secondo quanto affermato dal Maggiore Henry Schott, quanto quella di limitare l’accesso alle sole fonti di informazione “ufficiali” .
“In sostanza… se è un posto come il New York Times – ha detto Schott – allora è banale che si tratti di una buona fonte, una fonte autorizzata”. Il resto del web? È troppo pericoloso perché i piloti e il personale della Air Force vi possano accedere, hanno deciso i militari. Peccato che, con la parola “blog”, se ne siano andate via molte fonti di informazioni tenute in buona considerazione anche da quegli ambienti militari che hanno appena usato le forbici .
“Un paio di anni fa – ha dichiarato un ufficiale della Air Force ad un… blog di Wired – mi sono trovato a scontrarmi con un problema riguardante Counterterrorism Blog , raccomandato da corsi professionali della Air Force come un’ottima fonte di notizie quotidiane sulla lotta al terrorismo. Ad ogni modo ora è stato bandito, perché si autodefinisce un blog. E come tutti sappiamo, tutti i blog sono pericolosi!”.
Le critiche montano sull’iniziativa del nuovo centro di “Cyber Controllo” delle operazioni aeree USA: “Quando sento cose così assolutamente stupide, mi viene da urlare – ha scritto in una mail a Wired un ufficiale della USAF – Pile di capelli strappati via si stanno accumulando sulla mia scrivania mentre parliamo. Sono certo che bloccando i blog per uso ufficiale, i nostri piloti non saranno mai più in grado di leggerli sui loro computer personali, così li abbiamo salvati da una potenziale influenza contaminante”, conclude la mail con ben più di una punta di sarcasmo.
Tagliato fuori dal ban anche In From the Cold , centro di informazioni politico-militari di ispirazione repubblicana gestito da un ex-giornalista e ufficiale dell’intelligence della AF. “Se la conoscenza e l’informazione sono il potere – scrive l’esperto – e nessuno mette in discussione questo principio, allora perché non avere fiducia nei tuoi uomini e permettergli di esplorare tutti i lati dei problemi che riguardano il servizio, la potenza aerea e la sicurezza nazionale?”.
Una così grossolana operazione di censura non convince gli ambienti militari USA, ma c’è anche chi guarda all’iniziativa come qualcosa di utile alla salvaguardia delle regole dell’OPSEC . “Diviene sempre più chiaro che lo sfruttamento attivo potrebbe avvantaggiarsi di piloti e civili desiderosi di informare e correggere le affermazioni spesso offensive e false presenti su questi blog – scrive a riguardo il colonnello Tom Ehrhard – In tal modo, è facile per informatori in buona fede violare la dottrina OPSEC, sia direttamente che indirettamente”.
Alfonso Maruccia