Giovedì 1 luglio è scattata l’ora X, anzi “X-P2P”, per i college statunitensi obbligati a mettere in pratica le misure imposte dalla legge Higher Education Opportunity Act (HEOA) del 2008. Si parla di educazione ma anche e soprattutto di lotta alla pirateria del file sharing , ai contenuti “illegali” che tanto impensieriscono l’industria dei contenuti a stelle e strisce.
Con l’entrata in vigore di HEOA, i campus e i college sparsi sul territorio statunitense saranno obbligati a tenere certe condotte nei confronti dei potenziali “criminali” del file sharing e dell’intera popolazione di studenti iscritti all’istituto.
Condotte che includono l’educazione degli iscritti al rispetto della legge sul copyright e le politiche messe in pratica dall’università, il contrasto attivo e proattivo alle violazioni del diritto d’autore attraverso l’impiego di “deterrenti” di tipo tecnologico, l’offerta di pratiche alternative ai download “illegali” di software e contenuti multimediali.
Non sono bastate le polemiche di questi anni, la presa di posizione di alcune università contrarie a questo sistema “draconiano” di controllo e anti-pirateria in palese contrasto con il diritto degli studenti ad accedere alla rete telematica per le loro esigenze di studio e/o personali. Il governo di Barack Obama procede spedito nel contrasto ai “crimini del copyright” e poco male se di mezzo rischiano di andarci il prestigio e la storia di progresso scientifico-tecnologico che caratterizzano gli atenei statunitensi.
Le università monitoreranno, redarguiranno e all’occorrenza disconnetteranno i loro utenti come già succede presso l’Università del Kansas e altrove. Naturalmente deliziata l’industria dei contenuti, che per bocca del presidente di RIAA Cary Sherman parla di un cambiamento storico, in cui il Congresso si è preso la responsabilità di “responsabilizzare” le università nei confronti dei comportamenti degli studenti.
Alfonso Maruccia