Numeri imponenti , numeri da impero del file hosting. Serviranno più di 6mila supporti Blu-ray per copiare 150 terabyte di dati sequestrati dagli agenti federali statunitensi al celebre cyberlocker Megaupload . Dipartimento di Giustizia (DoJ) e Federal Bureau of Investigation (FBI) dovranno mettersi subito al lavoro, obbligati a consegnare una copia dei contenuti nell’ambito del processo che porterebbe il boss Kim Dotcom all’estradizione.
L’ordinanza è stata firmata da un giudice dell’Alta Corte neozelandese: dagli uffici federali statunitensi dovrà uscire una copia dell’intero pacchetto di dati ottenuti dal sequestro di circa 130 tra computer e dispositivi di storage. Una quantità immane di contenuti e informazioni. Ad esempio, circa 10 milioni di messaggi di posta elettronica scambiati dai vari account aperti da Megaupload .
Un altro giudice kiwi aveva già dato tre settimane di tempo per la consegna alla difesa del materiale incriminante in possesso delle autorità di Washington. Che avevano sottolineato come risultasse impossibile copiare tutto entro 21 giorni. Gli agenti del Bureau vorrebbero almeno 2 mesi e mezzo per riversare i 150 terabyte di dati nei vari dispositivi da consegnare al giudice (in questo caso non direttamente alla difesa).
È però assodato che il processo per l’estradizione di Kim Dotcom e soci inizierà in Nuova Zelanda il prossimo 6 agosto. Stando alle stime presentate dai federali, il pacchetto d’informazioni non sarebbe ancora pronto per la data prefissata. I giudice neozelandese ha tuttavia rassicurato le parti: gli Stati Uniti avrebbero i mezzi necessari per copiare una simile quantità in molto meno tempo .
Questo in Nuova Zelanda. Negli Stati Uniti continua la battaglia tra Ira Rothken – legale di Dotcom – e il DoJ. L’avvocato aveva chiesto formalmente l’annullamento delle accuse di stampo criminoso contro il cyberlocker, dal momento in cui il governo degli States non avrebbe il potere di processare un’azienda estera con capi d’accusa di natura penale .
Una tesi ora respinta dal Procuratore Generale Neil MacBride, che ha sottolineato come un ragionamento del genere possa autorizzare un’azienda estera a commettere i crimini più efferati senza possibilità di sanzioni . I responsabili di Megaupload dovrebbero dunque essere trattati come “dei rapinatori di banche”, ovvero criminali residenti all’estero ma le cui azioni criminose vengono commesse negli Stati Uniti e a danno degli Stati Uniti.
Mauro Vecchio