È stato subito descritto come il figlio naturale del famigerato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Un nuovo trattato globale anti-contraffazione, i cui primi dettagli sono stati recentemente pubblicati online . E c’è chi ha fatto notare come nel Trans-Pacific Partnership Agreement (TPP) siano contenute tutte le voglie di enforcement del governo statunitense, non del tutto soddisfatte con ACTA.
Il TPP rappresenta dunque la nuova frontiera della segretezza nell’accesa lotta alla contraffazione e alla violazione del copyright. Stando alle intenzioni dello U.S. Trade Representative (USTR), tutte le documentazioni partorite dai vari stati coinvolti – Australia, Cile, Singapore, Vietnam tra quelli finora noti – dovranno rimanere sotto segretezza per almeno quattro anni.
È invece bastato poco al web per togliere il velo , come già successo con le cronache dei vari round di negoziazione legati ad ACTA. Un documento di circa 30 pagine è dunque finito in Rete, contenente le principali disposizioni dettate in materia dai rappresentanti del governo a stelle e strisce. Una posizione rigida, che ha destato non poche preoccupazioni, come a volersi rifare dopo il progressivo ammorbidimento delle regole che si stanno formalizzando in ACTA.
I vertici di USTR sono così partiti da tutti quei siti legati alla violazione del diritto d’autore, già sottoposti al regime di sequestro dei domini previsto dal Combating Online Infringement and Counterfeiting Act (COICA). I vari provider dovrebbero pertanto agire come dei veri agenti del web, staccando la spina ai vari spazi su esplicita richiesta da parte dei detentori dei diritti .
Si tratterebbe però di una significativa estensione delle previsioni già dettate dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA). Basterebbe infatti una richiesta di rimozione/inibizione per chiudere un sito, senza dover attendere un normale processo. Gli Stati Uniti vorrebbero successivamente prevedere misure penali per gestori e responsabili di domini .
Tra le proposte a stelle e strisce, anche quella relativa ad una estensione ulteriore dei termini di validità del copyright. Basandosi sul ciclo di vita di una persona, il termine ultimo non dovrebbe mai essere inferiore ai 70 dopo la morte della persona stessa. Facendo invece altri calcoli, si stabilirebbe un termine pari a 95 anni dalla prima pubblicazione autorizzata di una determinata opera .
O addirittura 120 anni dalla data di effettiva creazione dell’opera . Un tempo che appare a molti come una vera e propria eternità.
Mauro Vecchio