È giunta con estrema puntualità, ad analizzare lo stato attuale della proprietà intellettuale nei vari paesi del mondo. Gli alti vertici dell’ Office of the United States Trade Representative (USTR) sono così tornati alla carica, tuonando contro i territori selvaggi del file sharing nel report ormai noto come Special 301 .
Cina, Russia e Canada . Sono ancora una volta le nazioni più negligenti, quelle che sembrano aver permesso a fenomeni come il P2P di azzannare online i diritti dell’industria del copyright. Dunque nulla di nuovo nella Priority Watch List , la lista nera dei cattivoni della pirateria e della contraffazione.
Bacchettato in particolare il Canada, il cui governo avrebbe fallito nel tentativo di aggiornare le leggi locali in materia di diritto d’autore. Gli accordi WIPO – firmati nel 1997 – non sarebbero stati affatto implementati, mollando la presa sui meccanismi anti-copia DRM e soprattutto sul controllo ai confini nazionali .
Ma ci sono delle note positive, almeno dal punto di vista dei signori del copyright a stelle e strisce. Le iniziative intraprese dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) – blocco dei siti legati alla violazione massiva del diritto d’autore – sembrano aver strappato timidi applausi in terra statunitense.
Nel report si incoraggiano dunque l’Autorità del Belpaese a proseguire sul sentiero indicato, provvedendo al più presto all’implementazione delle nuove misure antipirateria. Un cable pubblicato dal sito delle soffiate Wikileaks ha mostrato come gli Stati Uniti abbiano esercitato forti pressioni sul governo neozelandese, in vista di una stretta legislativa al P2P.
Le autorità statunitensi hanno però bacchettato le autorità italiane, sottolineando come il Garante della Privacy si ostini ad anteporre la riservatezza degli utenti ai tentativi di monitoraggio delle reti votate al file sharing e al P2P .
Mauro Vecchio