Una nuova strategia utilizzata dalle forze USA in Afghanistan prevede l’utilizzo di abitanti del luogo compiacenti quali carrier per radiofari da depositare nei pressi di obiettivi sensibili come i rifugi dei capi talebani, nella speranza di assentare un duro colpo, magari definitivo, al terrorismo.
Per un compenso che può arrivare ad alcune centinaia di dollari gli autoctoni, opportunamente istruiti dal personale militare statunitense, si inoltrano nelle zone controllate dai miliziani taliban per posizionare trasmettitori radio camuffati per consentire ai droni Predator di colpire con maggiore precisione. Una volta piazzato il segnalatore i velivoli senza pilota, guidati direttamente da un centro vicino a Las Vegas, decollano dalla base aerea di Shamsi e si mettono in rotta per l’obiettivo, le cui coordinate sono state ricevute via satellite, per distruggerlo con i missili Hellfire .
Le specifiche tecniche di questi gingilli militari non sono facilmente reperibili, dato che ufficialmente si tratta di tecnologie classificate , ma uno dei fornitori dello U.S. Department of Defense , EWA Government Systems, produce un sistema chiamato Bigfoot Remote Tagging System . Uno strumento del genere avrebbe quindi il compito di attirare su di sé i Predator e altri armamenti senza correre il rischio di essere individuato e disattivato dal nemico, grazie alle dimensioni eccezionalmente ridotte che lo rendono facilmente occultabile.
Robert Baer, un ex agente della CIA, nutre alcuni dubbi sull’efficacia dell’implementazione bellica di questo sistema: “Non essendo possibile addestrare propriamente un Pashtun proveniente dal Waziristan per recarsi presso un sito prefissato non ci si può aspettare che una volta finito il lavoro questo ritorni a Peshawar o Islamabad con in mano un rapporto sulla missione. Il massimo che si può fare è sperare che abbia lasciato il radiofaro nel punto giusto”.
In futuro non saranno solo i Predator e i Reaper statunitensi ad usufruire di questa tecnologia: altre macchine belliche progettate per azioni antiterrorismo potrebbero avvalersi di questo sistema di segnalazione per consentire ai militari USA di terminare da remoto i nemici più pericolosi.
Infatti, secondo il comandante delle forze alleate in Afghanistan, negli ultimi 18 mesi sarebbero stati compiuti dai droni più di 50 attacchi, che avrebbero inferto seri danni alle milizie.
Giorgio Pontico