I principali carrier statunitensi (Verizon, Sprint, AT&T, T-Mobile) hanno avviato una collaborazione con il Governo degli Stati Uniti con l’obiettivo di unirsi contro il furto di cellulari.
In generale si tratta di una misura fortemente voluta dalle forze dell’ordine, che sono sempre più oberate dalle denunce legate al furto di cellulari, che secondo uno studio rappresentano i beni maggiormente sottratti oggi negli Stati Uniti: per questo le autorità si sono rivolte alla Federal Communications Commission ( FCC ) chiedendo di agire di concerto con i carrier.
Tuttavia il problema non è limitato al furto in sé, ma all’utilizzo che del dispositivo rubato si può fare: così, il furto di un cellulare comporta non solo un suo alto valore di riciclaggio in quanto riutilizzabile con una nuova scheda, ma anche la possibilità di perpetrare altri crimini. Il loro blocco, di conseguenza, diminuirebbe sensibilmente il valore del furto e disinnescherebbe questo meccanismo arrivando fino al punto di ridurre in generale i crimini.
Per questo le telco intendono impegnarsi per costruire nei prossimi sei mesi un database per tracciare i dispositivi di cui si è denunciato lo smarrimento o il furto, individuandoli e bloccandone il traffico dati e voce .
Si tratta di una contromossa che attualmente attuano negli Stati Uniti solo Verizon e Sprint Nextel (entrambi grazie all’impiego di CDMA che permette il blocco del dispositivo senza possibilità di essere riattivato) e non AT&T e T-Mobile che impiegato tecnologia GSM che identifica i dispositivi tramite la SIM, sostituibile permettendo il riutilizzo dei device.
Mentre dunque AT&T e T-Mobile stanno lavorando per trovare soluzioni interne alla loro tecnologia (magari chiedendo un’autorizzazione in più rispetto a quella della scheda per collegarsi alle loro linee), l’adozione di un database con gli identificativi dei dispositivi rubati potrebbe rappresentare un utile strumento per coordinare i vari soggetti protagonisti del settore, in modo tale da stringere il cerchio intorno al riuso dei device rubati.
Claudio Tamburrino