Washington (USA) – Dopo l’allarme del governo americano per la perdita di un laptop contenente milioni di dati sensibili sui componenti della Guardia Nazionale e dei veterani di guerra, il caso si è concluso con il ritrovamento del database . Secondo i portavoce dell’ FBI , che non hanno svelato ulteriori dettagli sulle dinamiche dell’accaduto, l’archivio non è stato violato né consultato da terzi non autorizzati.
Si chiude così un terribile mese infuocato per quanto riguarda il fenomeno dei furti d’identità negli Stati Uniti, culminati appunto con questo caso. In base alla ricostruzione offerta dalla stampa locale, l’archivio riservato è stato trafugato durante un furto nell’appartamento di un sistemista del governo, addetto a supervisionare il funzionamento del database. Il tecnico aveva portato una copia dell’archivio a casa, probabilmente per effettuare alcune modifiche di carattere informatico.
Nelle ultime settimane, tutti gli individui coinvolti nella fuga di dati sono stati raggiunti uno ad uno da lettere d’avvertimento firmate dai funzionari del governo. Nel frattempo, i veterani e gli effettivi coinvolti nel problema hanno esposto una denuncia collettiva , una cosiddetta class action , dove si accusa il governo di negligenza e di avere tutte le responsabilità di sorta per quanto può succedere.
“È stata una chiamata alle armi per tutti”, ha detto Gordon Mansfield, direttore del Dipartimento dei Veterani di Guerra. Tutti, adesso, sono all’erta per ulteriori casi simili, imbarazzanti e certamente compromettenti. Molte agenzie governative hanno colto l’occasione per lanciare controlli a tappeto sulla sicurezza dei sistemi informatici e telematici utilizzati nell’ambito della pubblica amministrazione e la Casa Bianca si è fatta promotrice di iniziative per una maggiore sicurezza dei database “sensibili”.
Alla fine di giugno, il Congresso ha approvato una serie di corsi obbligatori di educazione alla cultura della privacy e della sicurezza informatica per tutti gli addetti ai lavori. Recentemente, alcuni alti funzionari di Washington hanno ricordato che gli Stati Uniti, nonostante l’altissimo livello di informatizzazione delle infrastrutture e della pubblica amministrazione, sono sprovvisti di adeguati sistemi di difesa nel caso di un “attacco di terrorismo telematico”.
Tommaso Lombardi