Il Centro di Ricerca Pew ha condotto un nuovo studio sulle abitudini degli utenti online e, dopo essersi concentrata sulla percezione relativa alla privacy nella sua precedente analisi, ora cerca di approfondire l’argomento verificando di chi i cittadini si fidino e quali siano le conseguenze della diffidenza.
Secondo le ultime statistiche – redatte sula base dei questionari che hanno visto coinvolti 500 adulti – il 74 per cento degli statunitensi crede che sia molto importante controllare i propri dati personali condivisi online , ma appena il 9 per cento crede di avere un tale tipo di controllo.
In particolare appare rilevante che per lo studio Pew solo il sei per cento si sente molto rassicurato dal fatto che il governo acceda ai propri dati di navigazione ed il 25 per cento “in qualche modo” sicuro. Presso il resto degli intervistati, invece, prevale la sfiducia nei confronti di autorità ed istituzioni .
Inoltre, per sondare l’umore delle società civile rispetto alla proposta di legge USA Freedom Act, la ricerca ha cercato di approfondire conoscenza ed interesse nei confronti delle disposizioni in materia di data retention , rilevando che il 65 per cento degli intervistati crede che non siano adeguati i limiti attuali previsti per la raccolta di dati sulla navigazione e dei metadati relativi alle chiamate telefoniche da parte del Governo. La gran parte vorrebbe poi che ci fossero limiti al tempo per cui le aziende possono conservare questi dati.
In realtà la differenza rispetto ai precedenti studi condotti dal Pew è sottile, anzi finisce in gran parte per concidere con le precedente conclusioni: conferma , per esempio, che nonostante paure e sospetti i cittadini americani finiscono per essere negligenti in fatto di contromisure a riguardo . Addirittura in un anno di tempo dall’esplosione del Datagate, 9 su 10 non hanno fatto nulla per cambiare le proprie abitudini .
Claudio Tamburrino