Il nuovo presidente della Federal Communications Commission (FCC), Tom Wheeler, ha invitato CTIA Wireless Association , l’ associazione che rappresenta le aziende di telecomunicazione, ad accelerare il passo a favore dei cellulari sbloccati, che possono cioè essere utilizzati con qualsiasi fornitore di connettività.
Al momento le telco possono vendere dispositivi bloccati e legati ad un determinato abbonamento telefonico. Inoltre, le procedure per sbloccare il dispositivo ed utilizzarlo con altri operatori telefonici sono diventate illegali negli Stati Uniti con la decisione adottata dalla Biblioteca del Congresso relativamente all’interpretazione del DMCA ( Digital Millennium Copyright Act ), il dispositivo normativo che regola la tutela del diritto d’autore.
Wheeler ha dichiarato di considerare molto importante la competizione e di aver lavorato per questo a stretto contatto con la CTIA (di cui è stato peraltro il vertice dal 1992 al 2004) per emendare l’attuale codice dei consumatori in modo tale da introdurre il diritto allo sblocco dei dispositivi mobile . L’ intenzione della FCC è quella di obbligare i carrier a chiarire le condizioni d’uso dei dispositivi e a riconoscere il diritto degli utenti ad avere un dispositivo automaticamente sbloccato alla scadenza dell’abbonamento e ad avere risposte per ogni richiesta di sblocco (affermative o correlate dalle motivazione del rifiuto).
Contro la normativa anti-sblocco vi erano già state d’altra parte proteste: a muoversi erano stati gli attivisti statunitensi della National Telecommunications&Information Administration (NTIA), che avevano ripreso una petizione con cui We the People chiedeva alla Federal Communications Commission (FCC) di autorizzare le attività legali di sblocco dei vari dispositivi cellulari: il ragionamento dietro la richiesta è legato alla logica di mercato, secondo cui la possibilità di sbloccare i cellulari permetterebbe di slegarli da particolari contratti telefonici e permetterebbe così la concorrenza tra gli operatori del settore .
A questa petizione – peraltro – la Casa Bianca aveva risposto ufficialmente, riconoscendo l’importanza e l’equità della possibilità di sbloccare i cellulari.
Nel frattempo, tuttavia, non mancano le opposizioni: in particolare, alcune aziende che operano nel settore degli iPhone usati raccontano che i metodi di sblocco (di massa, che permettono di operare su più dispositivi alla volta ad un costo irrisorio di 1-2 dollari) da loro finora impiegati per i dispositivi associati ad AT&T, che funzionano sulle frequenze impiegate anche sui mercati esteri, non funzionano più. Altre aziende tra cui ChronicUnlock , in realtà, riferiscono che lo sblocco finora utilizzato da loro funziona ancora e che il problema è legato solo al fatto che con l’utilizzo di sistemi di massa AT&T avrebbe difficoltà a verificare che una determinata richiesta non equivalga al tentativo di ottenere il controllo di un dispositivo rubato.
Nel frattempo, inoltre, la Casa Bianca che a parole si è detta favorevole alle misure di sblocco in pratica sembra muoversi in senso contrario: tra le proposte che si leggono nel TPP ( Trans-Pacific Partnership ), la nuova bozza di trattato per la riforma globale relativa alla proprietà intellettuale, figura anche l’affermazione dell’illegalità del jailbreaking di un dispositivo, la pratica cioè che slega un device dai limiti imposti dal suo produttore, permettendo per esempio di installare un app non autorizzata attraverso gli store ufficiali dello stesso.
La questione, seppur differente dallo sblocco, è evidentemente ad essa legata: in entrambi i casi si tratta de facto di misure che aggirano controlli e blocchi imposti (poco cambia se a introdurre tali limitazioni sono i produttori del device o i suoi distributori).
Claudio Tamburrino