Un più che corposo documento di circa 120 pagine , recentemente depositato presso il tribunale di San Francisco: serve a lanciare una class action, avviata dall’avvocato statunitense Joseph Malley, da tempo impegnato nella tutela della privacy online. Svariati i siti sotto accusa, a partire da quelli di MTV e NBC fino ad arrivare a MySpace e Hulu .
Tra questi anche quello di Quantcast Corporation , società californiana specializzata nella rilevazione di dati relativi alle audience e al traffico web. Al centro delle accuse è infatti finita proprio una sua tecnologia, che le ha permesso di creare dei particolari cookie con Adobe Flash, in modo da far tornare in vita quei più tradizionali browser cookie già eliminati dagli utenti .
Non a caso si è parlato di zombie cookie , tornati dalla tomba per tracciare le più eterogenee abitudini dei netizen. E siti come quelli di ESPN e ABC avrebbero sfruttato questo esercito di non-morti per assecondare le oscure voglie del marketing . Una strategia segreta che non è affatto piaciuta all’avvocato Malley, che ha ora accusato i suddetti spazi online di violazione delle leggi californiane a tutela della privacy e in difesa dalle intrusioni informatiche.
I cookie zombie erano già venuti alla luce nello scorso anno, quando alcuni ricercatori dell’Università di Berkeley avevano parlato di cookie HTTP tornati in vita dopo essere stati terminati dagli utenti. Quantcast aveva sottolineato come si trattasse di un problema da risolvere al più presto, conseguenza non prevista di una tecnologia utilizzata per rilevare meglio il traffico su Internet.
C’è chi ha quindi ricordato come i cookie Flash siano significativamente diversi da quelli HTTP, dal momento che non possono essere controllati dagli utenti attraverso le varie opzioni sulla privacy dei browser . E quello dei cookie zombie è un problema che ha fatto tornare alla mente i vari rischi per la privacy legati alla navigazione degli utenti.
Google pare essere intervenuta proprio in tal senso , lanciando un particolare plugin per i browser Firefox e Chrome. Un plugin chiamato Google Alarm, che avviserà l’utente ogni volta che un’informazione immessa vada a finire tra le braccia automatiche dei server di Mountain View. C’è un unico problema: ad avvisare il netizen è una sorta di allarme da seconda guerra mondiale . Forse perché la Grande G vede quella per la privacy come una dura battaglia?
Mauro Vecchio