Grazie all’ impegno del congressman democratico Edward J. Markey, i principali operatori mobile a stelle e strisce hanno iniziato a rendere pubbliche tutte quelle volte in cui vengono obbligati dalle agenzie federali a rilasciare una certa quantità di dati relativi ai propri utenti .
Informazioni ovviamente relative ad abbonati spesso inclusi dai giudici statunitensi nelle cosiddette subpoena , le richieste di consegna delle informazioni (in questo caso) agli operatori mobile . Nel 2007, AT&T riceveva circa 63mila richieste di questo tipo. Quattro anni dopo, il numero è lievitato a oltre 131mila . La stessa telco newyorchese ha ipotizzato un coinvolgimento dello 0,25 per cento dei suoi 100 milioni di abbonati.
Sono dati che hanno spaventato gli attivisti di Electronic Privacy Information Center (EPIC). In totale, dalle agenzie statunitensi sono partite 1,3 milioni di richieste ai vari carrier . Per visualizzare messaggi di testo, la posizione esatta di un determinato abbonato, informazioni utili nel corso delle indagini.
Sempre giocando coi numeri , il piccolo operatore Cricket riceve ogni giorno quasi 120 richieste da parte dei federali. AT&T è ferma a 700, mentre Sprint arriva a quota 1.500 . Un aumento spaventoso che ha dei costi: il conto complessivo presentato alle agenzie per la consegna dei dati ha sfiorato gli 8,5 milioni di dollari, a fronte dei quasi 3 nel 2007 .
“Non mi sarei mai aspettato numeri così imponenti”, ha commentato Markey dopo il rilascio delle informazioni da parte dei provider. Negli Stati Uniti, un carrier deve obbedire alle richieste delle agenzie solo in caso di mandato o appunto di subpoena diramata da un giudice . È però vero che esistono numerosi casi di emergenza per cui un documento degli stessi ufficiali basta per il rastrellamento di informazioni utili alle indagini.
Dunque un’esplosione della sorveglianza mobile? Per Electronic Frontier Foundation (EFF), i vari operatori dovrebbero riunirsi in Congresso per adottare nuove regole di condotta comuni. A partire dall’istituzione di un report periodico sulla trasparenza, così come hanno deciso di fare Google e Twitter per informare gli utenti sulle varie richieste di rimozione dei contenuti inviate da governi e detentori dei diritti.
American Civil Liberties Union (ACLU) ribadisce la necessità di un chiaro regime legale che regoli il tracciamento a mezzo cellulare. Gli attivisti avevano infatti già denunciato la leggerezza con cui le autorità inoltrano agli operatori le richieste di localizzazione degli abbonati basata sulla triangolazione nella rete cellulare, una leggerezza che stride con la decisione della Corte Suprema nel caso United States vs. Jones , con cui si impone la necessità di un’autorizzazione firmata in aula per le attività di tracciamento a mezzo GPS .
Mauro Vecchio