Nuovi documenti apparsi online, pubblicati dagli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF). Un centro per il monitoraggio dei più vari social network , istituito dal Department of Homeland Security (DHS) statunitense alla vigilia della cerimonia d’insediamento del Presidente Barack Obama.
Obiettivo primario , lanciarsi alla ricerca di “elementi d’interesse”, a partire dalle piattaforme nevralgiche del social networking. Servizi come Facebook, MySpace, Twitter, ma anche Wikipedia, YouTube e Craigslist. Il Social Networking Monitoring Center (SNMC) avrebbe analizzato con cura le quotidiane abitudini condivise degli utenti a stelle e strisce.
Tra i principali motivi, quello di ottenere un quadro esaustivo del costante flusso social relativo a determinati eventi nazionali. Per comprendere la natura di certi post pubblicati, in particolare dopo eventi come un disastro aereo o l’avvento di un uragano . Come sottolineato nel documento, “un’abbondante attività social costituisce una potenziale ricchezza di informazioni”.
EFF ha così lanciato l’ allarme : la sicurezza nazionale statunitense avrebbe bisogno di una massiva quantità di dati personali , relativi a semplici cittadini e organizzazioni che siano direttamente collegate ad un determinato evento (anche politico). Nel documento si è però discusso dei potenziali rischi per la privacy.
“SNMC non raccoglierà le Personally Identifiable Information (PII) – si può leggere nelle slide di presentazione trafugate sul web – come ad esempio nomi completi, indirizzi di posta elettronica, numeri di telefono, numeri di carte di credito e indirizzi IP”. Con un’aggiunta.
“Le informazioni divulgate in maniera aperta – escluse le PII – verranno in futuro utilizzate per scopi dimostrativi, per l’analisi delle tendenze nel corso del periodo relativo all’insediamento”. C’è un però, come evidenziato da EFF: queste stesse informazioni divulgate in maniera aperta possono essere riconducibili ad un preciso soggetto grazie a sofisticate tecniche di calcolo.
In sostanza , l’esclusione delle PII non costituirebbe di per sé una garanzia per la piena tutela della privacy dei cittadini della rete. Di rischi avevano già parlato gli attivisti di EFF in collaborazione con la School of Law dell’Università di Berkeley.
Varie agenzie governative – tra cui lo stesso DHS – erano state denunciate , accusate di voler mantenere segrete le modalità di raccolta e impiego delle informazioni disponibili su una mezza dozzina di social network. Era stato dunque chiesto di divulgare le varie metodologie operative attraverso apposite richieste tramite il Freedom of Information Act . Ma EFF aveva ricevuto nient’altro che silenzio.
Mauro Vecchio