L’embedding di contenuti che circolano in rete in violazione del copyright non rappresenta attività illecita: lo ha stabilito da una corte d’appello di Chicago nell’agguerrita battaglia legale tra il sito di video bookmarking MyVidster e i vertici di Flava Works, servizio statunitense specializzato nella distribuzione di contenuti per adulti.
Viene rovesciata così la precedente sentenza che aveva condannato i responsabili di MyVidster per violazione delle leggi nazionali sul diritto d’autore. In primo grado, il giudice John F. Grady aveva stabilito che le attività di embedding – l’incastonamento a mezzo codice di contenuti presenti su siti terzi, in questo caso il portale porno RedTube – sarebbero equivalenti al caricamento diretto.
E se la colpevolezza per l’embedding fosse valsa per MyVidster, lo stesso si sarebbe riscontrato per piattaforme come YouTube: giganti del web come Google e Facebook – insieme agli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF) e Public Knowledge – si erano ribellati alla decisione del giudice Grady, temendo per l’innovazione su Internet.
La corte d’appello statunitense ha ora sottolineato come le attività degli utenti di MyVidster non siano passibili di violazione del copyright, dal momento che il reale illecito verrebbe commesso dagli utenti di RedTube che caricano il contenuto. Il sito di bookmarking si limiterebbe dunque alla riproposizione indiretta di un video non autorizzato.
I vertici di Flava Works potrebbero ora ottenere un’ingiunzione preliminare solo se capaci di dimostrare che MyVidster abbia ricoperto un ruolo cruciale – dunque in evidente malafede – nella distribuzione dei contenuti pruriginosi . Prove schiaccianti che ora mancano del tutto alla società pornografica.
Mauro Vecchio