Il destino del discusso FISA Act sembrava oramai scontato con la dismissione delle istanze di trasparenza portate avanti dalle associazioni per i diritti civili, e invece la legge statunitense che garantisce impunità totale per le intercettazioni delle agenzie spionistiche finisce di nuovo nel mirino di American Civil Liberties Union (ACLU) e Civil Liberties Union (CLU) – entrambe fortemente intenzionate a confutare la costituzionalità della norma salva-intercettazioni .
La causa aperta da ACLU e CLU nel lontano 2008 era stata bloccata dal giudizio negativo della corte di primo grado, un giudizio che stabiliva il non diritto a procedere perché le due organizzazioni non erano state in grado di fornire prove sufficienti per dimostrare di essere finite vittima di intercettazioni non autorizzate dalle autorità giudiziarie.
Ma la nuova decisione della Corte di Appello del Secondo Circuito va in direzione contraria rispetto alla corte di primo grado, sostenendo che le associazioni hanno tutto il diritto di temere un controllo non autorizzato delle comunicazioni elettroniche (chiamate internazionali ed email in primis) e quindi di chiedere la verifica di costituzionalità del FISA Act.
“Le pratiche di intercettazione del governo non dovrebbero essere immuni dallo scrutinio giudiziario, e questa decisione garantisce che così non sarà”, ha dichiarato il Deputy Legal Director di ACLU Jameel Jaffer.
“La legge che abbiamo contestato permette al governo di condurre intercettazioni di massa delle comunicazioni internazionali degli Americani – ha continuato Jaffer – e non prevede nessuna delle tutele richieste dalla Costituzione. Ora che la corte di appello ha riconosciuto che coloro che rappresentiamo hanno il diritto di contestare la legge, siamo pronti a promuovere questa contestazione davanti alla corte”.
Alfonso Maruccia