New York (USA) – Il giudice federale James Orenstein del distretto orientale di New York ha negato al Dipartimento di Giustizia la possibilità di accedere alle informazioni personali degli utenti mobili senza il loro consenso preventivo. Analoga opposizione è stata manifestata anche alla richiesta di attivare servizi per il tracking dei terminali mobili .
Qualche tempo fa il Dipartimento di Giustizia aveva infatti dichiarato di voler accedere ai tabulati e ai database dei carrier mobili per poter disporre di tutte le informazioni – in tempo reale – riguardanti gli utenti, compresi gli spostamenti sul territorio , in modo che fosse possibile migliorare le capacità di sorveglianza su potenziali sospetti. Il tutto senza aver bisogno di mandati sottofirmati da giudici.
Lo stesso caso si era posto nel settembre scorso quando la Corte Distrettuale del Texas aveva bloccato una richiesta simile. I pronunciamenti dei giudici hanno sancito l’impossibilità di accedere ad informazioni personali senza l’assenso previo degli utenti o senza una “copertura” giuridica che evidenzi l’emergenza investigativa. Insomma, la violazione del diritto alla privacy è legale solo ed esclusivamente dietro richiesta di un giudice .
“L’attuale legge non permette a qualsiasi ente governativo di ottenere informazioni personali senza motivazioni specifiche”, ha sentenziato il giudice Orenstein nel documento ufficiale. “Per ottenere questo permesso devono esservi motivazioni che lasciano credere che… registrazioni o altre informazioni possano essere rilevanti per un’investigazione di natura criminologica”.
Insomma, solo circostanze estreme sembrerebbero permettere questo tipo di approfondimento investigativo, e comunque vi è sempre il bisogno dell’approvazione di una Corte. Secondo Orenstein, il Congresso non si è ancora espresso in direzione contraria, quindi al momento le leggi vigenti non lascerebbero spazio ad altre interpretazioni.
“Quando gli inquirenti parlano di tracking degli utenti o libero accesso alle informazioni, si scontrano con il delicato compromesso fra il diritto alla privacy e la forza della Legge sancito dal Congresso”, si trova scritto nella sentenza del giudice.
Electronic Frontier Foundation e numerosi gruppi sostenitori del diritto alla privacy hanno citato la decisione della Corte come una sonora sconfitta delle politiche dell’amministrazione Bush in materia. Tanto più che Orenstein per dar peso alla sua sentenza ha sfruttato le analisi riguardanti l’argomento realizzate proprio da EFF.
“Questa è una grande vittoria per il diritto alla privacy; i nostri terminali mobili sono in grado di fornire una gran quantità di informazioni che ci riguardano e possono rivelare anche i nostri spostamenti. Il Governo dovrebbe aver bisogno di motivazioni forti per ottenere tutto questo”, ha dichiarato Kevin Bankston, collaboratore di EFF. “Il problema più grande è che siamo di fronte ad un sistema che autorizza la sorveglianza segretamente, e che permette ai giudici di sottofirmare con leggerezza le richieste del Dipartimento di Giustizia. Lo stesso succede con le compagnie telefoniche: se ricevono un ordine del giudice, cooperano senza fare domande”, ha aggiunto Bankston.
Bankston ha dichiarato di sperare che in futuro altre Corti si esprimano contro questo genere di richieste. E che anche il chiacchierato hot watch , progetto che permetterebbe il monitoraggio delle operazioni effettuate con le carte di credito senza assenso dell’utente e copertura giuridica, possa essere affossato.
“Con questa sentenza forse molti giudici si renderanno conto del peso di alcune scelte atte a violare i diritti dei cittadini; sono convinto che in futuro verranno fuori tutte le leggerezze commesse dagli enti governativi. Gli abusi non possono essere giustificati solo con l’attuale esigenza di intelligence riguardante lo scenario terroristico”, ha concluso Bankston.
Una triste realtà che trova conferma anche nelle ultime indiscrezioni pubblicate dal Washington Post , che hanno fatto luce sugli abusi operati dal FBI in materia di intercettazioni.
Dario d.