Più Internet, meno giornali di carta. È il risultato di uno studio condotto da Pew Internet and American Life Project sulle fonti di informazioni maggiormente utilizzate dai cittadini statunitensi.
È bastato intervistare un campione composto da poco più di duemila persone per appurare una verità già palpabile da qualche tempo: le news online sono più appetibili della controparte cartacea. Maggiore accessibilità o semplice abitudine ai nuovi media da parte dei più giovani che sia, sta di fatto che solo i grandi network televisivi resistono alla scalata delle Rete in questa particolare classifica. Il 61 per cento degli intervistati ha dichiarato infatti di servirsi di Internet come fonte primaria di informazioni mentre, nonostante l’età, la radio occupa ancora una posizione di rilievo per il 54 per cento del campione preso in esame.
Pur essendo uno studio incentrato specificatamente sulle abitudini statunitensi appare assodato che la Rete stia diventando uno dei principali rubinetti dell’informazione a livello globale. Lo si evince anche da alcune statistiche riguardanti i vari social network, strumenti di condivisione grazie ai quali l’hype delle notizie viene ulteriormente amplificato . Ad alimentare questa tendenza sarebbe, sempre secondo i dati raccolti da Pew , il 75 per cento degli utenti.
In questa dieta mediatica trovano invece uno spazio ridotto, se intesi come fonte primaria, i giornali cartacei. Niente grandi numeri per le news a base di cellulosa: un 17 per cento che lascia poco all’immaginazione. Il futuro sembra essere la Rete e i grandi editori ne sarebbero ben consci, tuttavia rimane difficile applicare a Internet un modello di business collaudato su un vettore che vede sempre più ristretti i propri margini di guadagno.
Lo sa bene Rupert Murdoch, gran capo di NewsCorp che negli ultimi anni ha intrapreso una propria battaglia personale contro chi, come Google News, ruba aggrega le notizie “derubando le testate degli introiti provenienti dall’advertising”. L’ultima sortita , non ancora confermata, del tycoon di origine australiana vedrebbe BigG, ormai sempre più indicizzatore totale di contenuti , nel mirino del plotone di avvocati sguinzagliati dallo stesso boss di Fox .
Giorgio Pontico