Mentre la politica statunitense discute sull’impiego dei droni volanti sul suolo nazionale , le informazioni di pubblico dominio sull’utilizzo effettivo degli UAV negli scenari di guerra già attivi in ogni parte del mondo si arricchiscono grazie a fughe di documenti riservati pubblicati online.
È uno di questi leak, ad esempio, a gettare una nuova luce sulla reale attività degli UAV sguinzagliati dalla CIA per azioni anti-terrorismo – e soprattutto sul tipo di obiettivi presi di mira durante le operazioni. Obiettivi che apparentemente non coincidono con le dichiarazioni ufficiali dell’intelligence.
Se al pubblico è stato detto che gli UAV sono adoperati in operazioni contro terroristi di al-Qaeda, infatti, il documento riservato emerso di recente evidenzia come quasi la metà degli obiettivi (265 di 482) eliminati su un periodo di dodici mesi fino al settembre del 2011 sia costituita da “estremisti sconosciuti”.
La CIA apparirebbe insomma attivamente impegnata a ripulire lo scenario mediorientale uccidendo persone che potrebbero anche essere innocenti, e gli esperti accusano apertamente l’amministrazione Obama di ipocrisia e del “pericoloso precedente” che la pratica potrebbe costituire per gli altri paesi.
Ipocrisia o meno, la politica ufficiale – e la suddetta amministrazione Obama – è al momento impegnata a spingere per una piccola riduzione nel budget della Difesa per il 2014. Chi ci perde di più? La spesa sui droni volanti (-1,3 miliardi di dollari per 2,5 miliardi di budget).
Resta invece ferma la volontà di incrementare i fondi per la ricerca su UAV di nuova generazione capaci di disturbare le comunicazioni tramite jamming elettromagnetico, colpire le reti informatiche del nemico tramite codice malevolo e altro ancora.
Alfonso Maruccia