La pirateria dei contenuti e la contraffazione dei supporti digitali? Si sono trasformati nel nuovo forziere dei terroristi di tutto il mondo . A dirlo è il ministro della Giustizia degli Stati Uniti Michael Mukasey, durante un talk al Tech Museum of Innovation rivolto ai protagonisti della comunità economica e tecnologica di Silicon Valley. Copiare software e materiale protetto dal diritto d’autore è diventato un affare scottante per la sicurezza nazionale degli States, ha avvertito allarmato Mukasey.
Il terrorismo che ha preso di mira gli USA ha operato per replicare il modello di business del crimine organizzato, suggerisce il Ministro, utilizzando come uno dei mezzi di finanziamento principali i proventi ricavati dalla vendita e dalla distribuzione del lavoro e delle proprietà digitali altrui.
“I racket criminali, e in alcuni casi persino i gruppi terroristici – ha dichiarato Mukasey – considerano il crimine della proprietà intellettuale come un affare e lo vedono come un modo a basso rischio di finanziare altre attività”. Per tale motivo, continua il politico, “Un obiettivo primario della nostra missione di IP enforcement è mostrare a questi criminali che si sbagliano”.
Mukasey si riferisce all’aumento di risorse stanziate dal suo dicastero nel contrasto ai crimini contro le proprietà intellettuali, i cui risultati già si quantificano in un incremento del 7% annuo di casi imbastiti nel 2007 e del 33% rispetto al 2005.
Prima dell’incontro al Tech Museum, il ministro aveva già avuto modo di incontrare in privato esponenti di importanti aziende protagoniste del mercato dell’IP quali Apple, Adobe e i dirigenti dell’industria musicale a Los Angeles. Nulla degli incontri è stato menzionato nella conferenza, ma appare probabile che lo scambio di informazioni e opinioni sull’argomento sia stato piuttosto fitto.
Dal canto suo, il Dipartimento di Giustizia ci sta mettendo l’impegno concreto a combattere anche in “sacrari” locali apparentemente inviolabili di noti gruppi di cracker e pirati, attivi generalmente in paesi come Russia o Romania, dove esiste una buona cultura informatica ma mancano la volontà e le leggi adeguate per impedire o contrastare il crimine organizzato dell’IP.
Mukasey porta l’esempio di una recente operazione coordinata tra il suo Dipartimento, l’FBI e le autorità della suddetta Romania sfociata nell’arresto – lo scorso novembre – di 11 cittadini del paese europeo accusati di frode telematica basata sul furto di identità e dati sensibili. Gli arrestati “erano parte di una organizzazione criminale specializzata nel rubare informazioni dal computer degli utenti, trasferire i dati delle carte di credito in carte contraffatte e poi usarle per ottenere denaro contante dagli ATM delle location presenti nei paesi occidentali”. E parimenti il Dipartimento si sta muovendo in zone come la Thailandia, la Bulgaria e altre.
Il Ministro della Giustizia dribbla poi la questione file sharing , direzionando le proprie accuse solo verso i grossi pirati e chi guadagna dalla contraffazione dei supporti e lasciando in pratica che l’industria e le sue potenti organizzazioni (RIAA, MPA, IFPI,…) continuino ad affrontare il problema come meglio credono. Il terrorismo, almeno nel caso del P2P, per Mukasey non c’entra.
Alfonso Maruccia