USA, la privacy passa da presente a cronologia

USA, la privacy passa da presente a cronologia

Approvata la proposta di legge che annulla le tutele per la privacy dei netizen imposte agli ISP dalla precedente amministrazione: ora gli operatori potranno rivendere i dati relativi alle attività online dei propri utenti
Approvata la proposta di legge che annulla le tutele per la privacy dei netizen imposte agli ISP dalla precedente amministrazione: ora gli operatori potranno rivendere i dati relativi alle attività online dei propri utenti

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato (215 voti contro 205) definitivamente la disposizione che diminuisce le salvaguardie vigenti a tutela dei dati personali degli utenti online .

La risoluzione era stata presentata e approvata la settimana scorsa in Senato e serviva esplicitamente a stralciare quanto previsto dal regolamento adottato dalla Federal Communications Commission sotto l’ex-presidente Obama, ovvero l’obbligo da parte degli Internet Service Provider di ottenere l’autorizzazione dei propri utenti prima di poter vendere a terzi i dati sensibili in loro possesso , come per esempio la loro cronologia di navigazione: in maniera molto sintetica e definitiva, la risoluzione “disapprova il regolamento adottato dalla FCC relativo alla Protezione della Privacy degli Utenti delle telco e degli altri servizi di telecomunicazioni e pertanto esso non deve avere effetto”.

Dopo il voto della Camera dei Rappresentanti all’approvazione definitiva manca solo la firma del Presidente Trump, i cui consiglieri hanno già reso noto il sostegno alla risoluzione. Con tale disposizione vengono stralciate le regole finora adottate che impediscono agli intermediari di disporre dei dati personali degli utenti raccolti nel corso della loro navigazione senza il consenso esplicito dei consumatori: in questo modo , come desiderato da Repubblicani e dalle grandi telco , gli ISP potranno, al pari di altre aziende ICT come Google e Facebook, trasformare le informazioni personali in dati utili per l’advertising tagliato su misura (o per altri utilizzi profittevoli). Già durante l’amministrazione Obama i Repubblicani e i lobbisti avevano tentato di stralciare la normativa che impediva loro di partecipare a tale mercato, ma l’allora Presidente aveva sempre posto il suo veto.

La risoluzione rappresenta invece ora il primo passo nella strategia del nuovo Presidente Trump, che vorrebbe sottrarre alla FCC il compito di vigilare sulla questione della regolamentazione degli ISP, comprensiva delle questioni di privacy, per affidarlo alla Federal Trade Commission (dotata di molti meno poteri di vigilanza e di inferiori risorse per occuparsene) e che – in generale – vorrebbe alleggerire le regolamentazioni per il settore nel nome del libero sviluppo del mercato.

I sostenitori della necessità di normative a tutela della privacy si sono naturalmente indignati davanti alla votazione della risoluzione. Il Center for Digital Democracy ritiene che da ora in poi “gli americani non saranno più sicuri online dall’accesso illecito e segreto dei loro dati”. EFF ha parlato di misura che tutela gli interessi degli Internet Service Provider e non degli utenti e che vengono in questo modo cancellate le protezioni basilari della privacy online.

Contro la deregolamentazione si erano espressi anche gli ISP minori, una ventina dei quali si era unita alle azioni di EFF per opporsi alla risoluzione: “Sono tanti gli ostacoli strutturali sul mercato degli intermediari che non permettono agli utenti di orientarsi liberamente tra i diversi ISP”, riferivano. Per esempio, ora, un criterio potrebbe essere quello di non scegliere uno degli operatori che abbia esercitato pressioni per ottenere la possibilità di rivendere i dati degli utenti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
29 mar 2017
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