Il Center for Digital Democracy (CDD) ha svelato uno dei lati oscuri della connettività a stelle e strisce, un mondo in cui i principali provider Internet si tramutano nei nemici giurati della privacy dei loro stessi utenti. Gli ISP hanno trasformano i clienti in generatori di dati a ciclo continuo, dice il rapporto di CDD, con il solo obiettivo di fare cassa.
L’organizzazione americana ha analizzato il comportamento di colossi della connettività federale come AT&T, Comcast, Cablevision, Cox, Verizon, Dish, Time Warner Cable, Viacom, Google e tanti altri, e il quadro che ne deriva rappresenta un vero e proprio incubo per chi crede che online ci sia ancora spazio per la privacy come la si è sempre intesa.
Negli USA gli ISP hanno preso ad analizzare tutto quello che fanno gli utenti, dice CDD, archiviando i siti visitati, le attività di e-commerce, i contenuti consumati e ogni altro genere di informazione che dovrebbe in teoria essere protetto dal diritto alla riservatezza.
Lo scopo della raccolta di tutti questi dati? Ovviamente la monetizzazione: le sofisticate analisi di navigazione dei provider hanno permesso lo sviluppo di un tipo di advertising programmatico di nuova generazione, un modo per dispensare pubblicità sugli schermi degli utenti indipendentemente dal tipo o dal numero di dispositivi usati per girovagare online.
Il rapporto di CDD dice in sostanza che la privacy negli USA è effettivamente morta, ed è morta a monte, prima ancora di salvare i cookie sui browser degli utenti. Gli ISP hanno ovviamente rigettato le accuse , mentre CDD spera che le autorità federali si muovano per ripristinare un diritto alla riservatezza sempre più aleatorio. La FCC si sta attrezzando .
Alfonso Maruccia