Significative percentuali , a disegnare uno scenario statistico che potrebbe confutare una delle più comuni credenze del popolo online. Ad introdurle, l’analista statunitense Mary Madden, alla guida di una recente ricerca del Pew Internet & American Life Project , uno studio intitolato Reputation Management and Social Media , che ha esplorato le varie modalità con cui gli abitanti della Rete gestiscono la propria identità connessa .
Coloro che hanno più volte visto i giovani come sprovveduti – nonché particolarmente inclini alla bella mostra della propria identità online – dovranno ricredersi. Secondo i dati pubblicati dagli analisti a stelle e strisce, il 71 per cento dei cosiddetti giovani adulti (18-29 anni) ha apportato serie modifiche alle impostazioni sulla privacy interne ai vari social network.
Una percentuale non riscontrabile in altri gruppi anagrafici, almeno all’interno del campione di più di 2mila utenti maggiorenni scelto dall’istituto Pew Internet . I giovani adulti hanno dunque mostrato particolare accortezza nella gestione della propria identità online, scegliendo di rimuovere commenti sgraditi o tag d’identificazione collegabili a fotografie poco opportune.
Ad esempio, il 44 per cento degli utenti tra 18 e 29 anni ha dichiarato di aver fortemente limitato il numero di informazioni personali pubblicate online . Una percentuale che scende di ben 11 punti relativamente alla categoria degli adulti, ovvero tra 30 e 49 anni. Differenze rilevate anche nel livello generale di fiducia nei confronti degli attuali tool social. Il 28 per cento dei giovani adulti ha infatti dichiarato di non fidarsi in alcun modo di piattaforme come Facebook e LinkedIn.
Anche se presi nel loro complesso, gli utenti della Rete hanno dimostrato di conoscere bene la situazione generale della propria identità online. Grazie a sondaggi a mezzo motore di ricerca sui dati personali compiuti da un numero sempre maggiore di utenti, lo studio ha evidenziato che quasi la metà del campione è consapevole della presenza online di informazioni e fotografie che possano interessare i datori di lavoro e fotografie, ovviamente diffuse attraverso i vari social network.
Ma sembrano appunto i più giovani a fare effettivamente qualcosa per limitare questa diffusione a mezzo web delle informazioni personali. “Contrariamente a quanto si crede – ha spiegato Mary Madden – i giovani non hanno un atteggiamento lassista e incurante nei confronti della loro reputazione online. Anzi, sono decisamente più attenti degli adulti quando si tratta di gestire con cura la propria identità su Internet”.
Mauro Vecchio