Una tesi che offuscherebbe l’apocalittica visione di un individuo triste e solo, risucchiato da una spersonalizzante tecnologia: la mancanza di veri amici non sarebbe affatto una conseguenza diretta dell’utilizzo di Internet. Questo il punto di vista di alcuni ricercatori della University of Pennsylvania che hanno concretizzato i propri studi in un’indagine dal titolo Isolamento sociale e nuove tecnologie . Pubblicata dal Pew Internet and American Life Project , la ricerca ha spiegato che attività online come blogging e social networking potrebbero condurre a reti sociali reali più ampie e diversificate .
Sia Internet che i dispositivi mobile , dunque, non sarebbero da collegare con l’isolamento sociale e la diminuzione di relazioni offline, confutando quelle tesi a favore di una chiusura progressiva degli individui a causa della realtà iperconnessa. “È un errore credere che l’utilizzo della Rete e dei dispositivi mobili trascini le persone in una spirale di solitudine – ha spiegato Keith Hampton, a capo del team statunitense di ricerca – anzi, è vero esattamente il contrario, che le nuove forme di comunicazione rinforzano i mondi sociali reali”.
Lo studio ha coinvolto un campione rappresentativo di circa duemila adulti, contattati per via telefonica durante l’estate del 2008. I risultati recentemente pubblicati – con un margine di errore di 2,5 punti percentuali – hanno chiarito che solo il 6 per cento della popolazione degli Stati Uniti ha ammesso di non avere alcun amico offline con cui parlare di questioni importanti della vita quotidiana. I contatti faccia a faccia sono sostanzialmente ancora primari per la maggior parte degli intervistati, con una media di 210 giorni all’anno passati da ognuno all’interno della propria ristretta cerchia di amicizie analogiche .
In media, le dimensioni delle reti di relazioni mantenute offline sono risultate del 12 per cento più grandi proprio per gli utenti mobile , mentre chi usa abitualmente programmi di instant messaging le vedrebbe crescere del 9 per cento. “Le persone utilizzano la tecnologia per rimanere in contatto con gli altri e condividere informazione – ha continuato Hampton – e questo le rende socialmente molto attive oltre che maggiormente legate alle loro comunità d’appartenenza”.
Mauro Vecchio