USA, la videosorveglianza è senza mandato

USA, la videosorveglianza è senza mandato

Lecita l'installazione di cam senza autorizzazione per monitorare attività sospette svolte nei pressi di un'abitazione privata. La Costituzione, dice la sentenza, tutela solamente il perimetro domestico
Lecita l'installazione di cam senza autorizzazione per monitorare attività sospette svolte nei pressi di un'abitazione privata. La Costituzione, dice la sentenza, tutela solamente il perimetro domestico

Installare un sistema di videosorveglianza entro i confini di una proprietà privata senza un mandato non costituisce reato: è quanto stabilito da una corte distrettuale del Wisconsin chiamata a esprimersi su una presunta violazione del Quarto Emendamento.

Secondo la ricostruzione ufficiale dei fatti, la contestazione riguarda l’installazione, avvenuta senza un mandato giudiziario, di un sistema di telecamere all’interno di uno spazio aperto , adibito, secondo i sospetti, alla coltivazione di piante di marijuana. Soltanto in una seconda fase delle indagini, gli agenti avrebbero ottenuto l’autorizzazione da parte del giudice a sorvegliare il territorio in questione. I due imputati, dunque, chiedevano l’eliminazione di tutte le immagini collezionate nella fase precedente all’ottenimento del mandato.

Il giudice William Griesbach ha rigettato la richiesta, accogliendo l’interpretazione di un giudice superiore in base alla quale il Quarto Emendamento proteggerebbe l’abitazione privata e la frazione di territorio immediatamente antistante a questa (nota come cortile ), escludendo lo spazio più ampio distante dalla residenza.

Il principio costituzionale al quale si è appellata l’accusa tutela “il diritto dei cittadini di godere della sicurezza personale, del loro domicilio, dei loro documenti e dei loro beni, di fronte a perquisizioni e sequestri ingiustificati”, vietando il rilascio di “mandati di perquisizione se non su fondati motivi sostenuti da giuramento o da dichiarazione solenne e con descrizione precisa del luogo da perquisire e delle persone da arrestare o delle cose da sequestrare”.

In base alle precedenti interpretazioni giurisprudenziali della Corte Suprema, il giudice distrettuale ha dunque stabilito che i “campi aperti”, in quanto diversi dal “cortile”, non possono rientrare nella definizione di “beni” prevista dal Quarto Emendamento. La proprietà privata in questione, infatti, si presentava come uno spazio particolarmente boscoso delimitato da un cancello recante l’ingiunzione “non superare”, che, tuttavia, secondo i giudici non costituirebbe la “ragionevole aspettativa di privacy” determinata dalla Costituzione.

Secondo le motivazioni della sentenza, infatti, le telecamere e i sistemi di videosorveglianza avrebbero una funzione suppletiva rispetto agli agenti di polizia , i quali, nei casi simili a quello citato, avrebbero valicato i confini della proprietà privata per rintracciare le prove dei sospetti. Una procedura considerata da più parti alquanto arbitraria e che, per molti versi, mette in evidenza la possibilità che vengano compiuti abusi nelle operazioni di tracciamento delle vita dei cittadini.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
6 nov 2012
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