L’FBI lo ha comunicato senza ombra di dubbi: il governo nordcoreano è responsabile dell’ attacco “distruttivo” sferrato contro Sony Pictures, breccia dalla quale stanno sgorgando informazioni riservate riguardo ai rapporti di Hollywood con la politica , dati personali di dipendenti e dettagli succulenti sugli astri dello star system .
Se lo US Cert ha rilasciato dettagli che spiegano il funzionamento di un worm che ha sfruttato il protocollo Server Message Block (SMB) su sistemi Windows per ottenere un impatto “distruttivo” su “una delle principali aziende dell’intrattenimento”, l’FBI ha preso una posizione più decisa. Il Bureau statunitense cita a supporto delle proprie convinzioni la connessione che esisterebbe tra il codice del malware impiegato per abbattere i sistemi di Sony Pictures e altro malware che “l’FBI sa che è stato sviluppato da altri soggetti nordcoreani”, le analogie tra gli strumenti adottati per aggredire lo studio hollywoodiano e quelli sfruttati per l’ ondata di attacchi che nel 2013 hanno colpito media e banche sudcoreane, la sovrapposizione le reti e gli indirizzi IP impiegati dagli aggressori, che in altre occasioni sono stati ricondotti ad attacchi di origine nordcoreana.
I ricercatori di sicurezza restano scettici , in quanto è abitudine degli hacker condividere codice e nascondere le proprie tracce, ed esperti come Bruce Schneier usano cautela nel commentare i fatti, tracciando panoramiche sul modus operandi dei cybercriminali più aggressivi, ma l’amministrazione Obama ha confermato le accuse anticipate anonimamente da funzionari della Casa Bianca nei giorni scorsi. Il presidente degli Stati Uniti, senza entrare nei dettagli della reazione e delle sue implicazioni , ha dichiarato che il suo paese “risponderà in maniera proporzionata e nei tempi e nei modi che verranno decisi”, perché “non possiamo vivere in una società in cui qualche dittatore di qualche paese può imporre delle censure qui negli Stati Uniti”. Secondo anonimi membri dell’amministrazione USA la strategia degli States potrebbe comportare il coinvolgimento della Cina, che gestisce le infrastrutture di Rete della Corea del Nord e che sarebbe stata chiamata a innescare i propri filtri.
“The @FBI announced today and we can confirm that North Korea engaged in this attack.” -President Obama on Sony
— The White House (@WhiteHouse) 19 Dicembre 2014
La Corea del Nord, di rimando, è intervenuta per offrirsi di “provare che questi accadimenti non hanno nulla a che vedere con il paese” e per smentire “queste accuse infondate e diffamatorie”: le autorità di Pyongyang propongono di condurre “un’indagine congiunta con gli Stati Uniti”, e minacciano “gravi conseguenze” nel caso in cui gli States rifiutino di collaborare.
Il team di Guardians of Peace (GOP), nel frattempo, sbandiera tutto il proprio potere negoziale: Sony dovrebbe cancellare definitivamente e senza ripensamenti l’uscita del film The Interview , assurto a casus belli del cyberattacco per la trama incentrata sull’assassinio del dittatore nordcoreano Kim Jong-un.
Gaia Bottà