USA, le città corteggiano Amazon

USA, le città corteggiano Amazon

Amazon sta cercando una nuova location dove stabilire il suo secondo quartier generale, ma non ha ancora preso una decisione. E così i sindaci di un centinaio di città del nord America provano a sedurre il colosso dell'e-commerce mettendo sul piatto sgravi fiscali al rialzo
Amazon sta cercando una nuova location dove stabilire il suo secondo quartier generale, ma non ha ancora preso una decisione. E così i sindaci di un centinaio di città del nord America provano a sedurre il colosso dell'e-commerce mettendo sul piatto sgravi fiscali al rialzo

Amazon ha annunciato di recente di voler aprire una seconda sede nel Nord America e lo fa valutando le proposte di un centinaio di città in competizione tra loro pur di accontentare il gigante dell’e-commerce. L’investimento previsto, come ha dichiarato a settembre la stessa azienda, è di 5 miliardi di dollari e la promessa di 50mila nuovi posti di lavoro in mansioni organizzative, esecutive, ingegneristiche, legali, amministrative e commerciali. Insomma un ricco bottino da non farsi assolutamente scappare. Nella valutazione viene data priorità ad aree metropolitane con più di un milione di persone, un ambiente propenso al commercio, un forte potenziale di tecnici specializzati da cui attingere e propensione territoriale allo sviluppo, come dichiarato nel documento che accompagna l’ invito a candidarsi.

Nel definire il luogo ideale , Amazon ha le idee molto chiare. Una cinquantina di chilometri dalle aree abitate, 45 minuti dall’aeroporto internazionale, vicinanza alle arterie autostradali, facile accesso, oltre 150mila metri quadri iniziali per la struttura e ovviamente molti campi disponibili attorno per far fronte a eventuali espansioni. Ma oltre a queste necessità Amazon intende prediligere la presenza di forza lavoro, rapidità delle amministrazioni nell’avallare il progetto, qualità della vita, presenza di una popolazione varia con istituzioni eccellenti anche dal punto di vista formativo.

amazon

Tra i candidati spiccano il New Jersey e nel dettaglio la città di Newark che ha offerto un cospicuo sconto sulle tasse ( 7 miliardi di dollari, superando la cifra di 5 miliardi ritenuta inizialmente congrua). Si fermerebbe invece a 1 miliardo di dollari lo “sconto” proposto dalla Pennsylvania , e a 2 miliardi per dieci anni quello proposto dalla città di Philadelphia . Promette di sfoderare le sue carte vincenti anche Boston (e la vicina città di Worcester), il cui sindaco ha confermato di essere disponibile a concedere 500 milioni per gli edifici e uno sconto personale sulle tasse del 100 per cento per 20 anni. Una proposta allettante, ma criticata dal New Hampshire , anch’esso in lizza, che contesta il vicino di avere strade troppo congestionate. California e Missouri propongono parimenti un cospicuo taglio delle tasse e una serie di altre agevolazioni che potrebbero convincere Amazon.

Dallas, Washington D.C., Colorado e Massachusetts, sembrano però al momento essere le favorite di Amazon. Almeno stando ad alcuni tweet di ringraziamento e interessamento pubblicato in risposta alle candidature delle città dalla stessa Amazon (@amazon_policy). Che si tratti solo di un modo per stimolare altri a fare di meglio? Molte città meno note sono pronte a “svendersi” pur di accaparrarsi l’ambito bottino. La proposta più originale è quella di Jason Lary, sindaco di Stonecrest, Georgia , pronto a cedere una fetta della città a Jeff Bezos , creando così una “corporate city”. Jeff Bezos potrà essere sindaco, CEO, re, o qualsiasi altra definizione voglia usare” – ha detto l’attuale sindaco.

Il tutto avviene più o meno alla luce del sole, proprio quando invece in Europa le critiche agli incentivi a favore dei giganti della tecnologia sono considerati aiuti di Stato proibiti . Di recente le istituzioni europee hanno duramente criticato i comportamenti di alcuni governi che hanno riservato trattamenti speciali a grandi aziende. Il Lussemburgo, dove Amazon ha sede, tra il 2006 e il 2014 ha sostanzialmente permesso di evadere almeno 250 milioni di euro . Ma anche in Italia Amazon ha evaso 130 milioni di euro tra il 2009 e 2014 e in questo caso non per “sconti fiscali” quanto piuttosto per comportamenti fiscali che potrebbero essere definitivamente bloccati con l’ introduzione della Webtax , guarda caso poco gradita ai Paesi che agiscono da “protettori fiscali” per le grandi multinazionali (Irlanda, Malta, Lussemburgo).

Mirko Zago

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Pubblicato il
23 ott 2017
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