“Pork”, “cloud”, “Al Qaeda”, “Prevention”. Sono alcune delle parole contenute nell’elenco che il Department of Homeland Security (DHS) utilizza per controllare e monitorare i social media alla ricerca di una qualche minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti . Il DHS è stato costretto a rendere nota la lista in seguito a una richiesta basata sul Freedom Information Act che puntava a verificare se l’analisi del Dipartimento viene effettuata per scovare su Internet opinioni dispregiative sul governo o segni di dissenso generale.
L’elenco delle parole chiave è stato pubblicato dall’ Electronic Privacy Information Center (EPIC) ed è suddiviso in diverse sezioni che vanno dalla salute alla sicurezza interna . Tuttavia, data l’immensa varietà di argomenti, tra le parole da monitorare si può incappare in un motivato “terrorismo”, ma anche in un immotivato “squadra”. Altrettanto interessante è notare che nella lista troviamo la parola “China” scritta, dunque, in inglese, ma non scritta in tibetano , sopratutto considerando le recenti tensioni tra i due paesi.
Ad ogni modo, il monitoraggio delle parole scritte sui social media non appare un buon metodo per prevedere o prevenire una minaccia alla sicurezza di un paese, soprattutto perché sembra assai improbabile che un terrorista scriva su Twitter che ha intenzione di compiere una strage in un bar di Las Vegas o che un trafficante indichi su Facebook che si trovava in Florida a spacciare cocaina. Tant’è che in una lettera giunta al Department of Homeland Security , il Counter-terrorism and Intelligence si lamentava che l’elenco delle parole chiave era “ampio, vago e ambiguo”.
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Gabriella Tesoro