Animalisti e specialisti hanno riferito di stormi di uccelli entrati in collisione con le torri cellulari illuminate, quando prescritto, da un’unica luce rossa posta in cima, utile a renderne visibile la sommità ai velivoli in transito a bassa quota. Luce assolutamente insufficiente, secondo gli esperti, a prevenire l’impatto per la fauna aviaria durante il volo notturno. La preoccupazione e le pressioni sono aumentate al punto da muovere la burocrazia e mettere sotto accusa le licenze di installazione .
Rimasto a lungo insoluto, è un problema lamentato da tempo : Joelle Gehring, biologa impegnata al Michigan Natural Features Inventory , aveva già espresso soddisfazione per l’interesse dimostrato dall’industria nel collaborare con ambientalisti e animalisti per risolvere il problema.
Da recenti ricerche sembra emergere che il numero di esemplari morti in collisione con le antenne cellulari sia inferiore rispetto a quanto lamentato dalle principali associazioni di tutela aviaria. Il problema tuttavia esiste e se, in passato, ad FCC era stato chiesto di rispettare le indicazioni degli esperti per arginarlo, ora quegli stessi esperti delle associazioni ambientaliste e animaliste pretendono che FCC le renda vincolanti.
Al centro dell’uragano si trova Crown Castle , l’azienda che dispone del maggior numero di torri installate sul territorio americano, circa 24mila . L’azienda, spiega Ars Technica , sostiene che le informazioni sul fenomeno sono frammentarie e incomplete. Ciò nonostante, ha definito tre specifiche da rispettare per l’installazione delle nuove torri ed ha rilasciato un commento sulla questione.
Crown Castle chiede che FCC obblighi a intervenire solo presso quei siti che abbiano un “significativo impatto sull’ambiente”. Chiede, inoltre, che le segnalazioni siano dirette e locali, piuttosto che stilate e pubblicate solo sul sito della Commission e, infine, ricorda che la novità non deve inficiare gli obiettivi generali definiti nel Telecommunications Act del 1996 . La nuova procedura, auspica ancora l’azienda, dovrebbe inoltre prevedere meccanismi snelli e veloci che, nell’arco massimo di 30 giorni, possano esaurire l’ iter burocratico in caso di necessità di “revisione” di un sito esistente o di “subordinazione” di un nuovo sito ai relativi vincoli ambientali. In arrivo un infoltimento del business per i ” camuffatori ” di antenne?
Marco Valerio Principato