La nuova, discussa proposta di controllo governativo sui network telematici privati degli Stati Uniti arriva dal sempre attivissimo senatore Joe Lieberman, che assieme alla collega Susan Collins vorrebbe garantire al Presidente i poteri per dichiarare uno “stato di emergenza telematica” in caso di potenziali attacchi provenienti dall’esterno.
Per meglio contrastare questa presunta “imminente cyber-minaccia”, dice la proposta di legge presentata al Senato statunitense, a stato di emergenza dichiarato spetterà al direttore del National Center for Cybersecurity and Communications presso il Departement of Homeland Security (DHS) prendere in mano la situazione “sviluppando e coordinando le misure di emergenza o le azioni necessarie per preservare l’affidabilità operativa, e mitigare o rimediare alle conseguenze di potenziali interruzioni delle infrastrutture critiche interessate”.
Ai proprietari e gestori dei network interessati (siano essi ISP locali, operatori di utility energetiche o quant’altro) toccherà mettere in pratica tutte le misure previste dal DHS, per un sistema di controllo governativo attivo per 30 giorni ma prorogabile in maniera indefinita fintanto che ve ne sia necessità .
La proposta di legge prevede anche che i proprietari delle reti possano provare a risolvere il problema di propria iniziativa (sempre che dal DHS diano l’OK), che le misure di emergenza siano “le meno invasive possibile” e che venga comunque rispettata “la privacy e le libertà civili dei cittadini degli Stati Uniti”.
Per chiamare in causa il presidente e la cyber-emergenza nazionale, a ogni modo, la proposta di legge Lieberman-Collins pare mettere dei paletti precisi alle dimensioni e alla portata delle potenziali minacce esterne : un attacco alle “infrastrutture” di un’azienda privata come avvenuto nell’ Operazione Aurora sarebbe ad esempio insufficiente per dichiarare l’emergenza, mentre una botnet “intelligente” composta da milioni di PC zombie quale è (stata) Conficker avrebbe maggiori possibilità di finire sotto le cure particolari del governo federale.
Alfonso Maruccia