Le denunce per violazione brevettuale presentate davanti ai tribunali degli Stati Uniti raggiungeranno quest’anno un numero record, trainate dalle offensive dei cosiddetti patent troll.
Con tale termine ci si riferisce a tutte quelle entità commerciali che non producono o non vendono alcun prodotto specifico ma che puntano all’ottenimento di royalty o altre compensazioni per la proprietà intellettuale che hanno acquisito da altri : essi rappresentano la punta dell’iceberg di un settore, quello brevettuale, che si gioca sempre di più in tribunale.
A studiare i numeri ad esso legati è un rapporto redatto da Unified Patents , secondo cui solo nella prima metà del 2015 si è registrato un incremento dell’11,1 per cento delle denunce per violazione brevettuale rispetto allo stesso periodo del 2014 ed oltre il 35,2 per cento superiore alle seconda metà dello stesso anno. Lo studio mette inoltre in evidenza come entro la fine del 2015 le cause totali dovrebbero arrivare a raggiungere quota 6.100, rispetto alle 5mila del 2014.
Secondo i ricercatori solo nella prima metà dell’anno sono state avviate più di 2mila cause brevettuali da parte di aziende che non operano attivamente sul mercato se non attraverso licensing e raccolta di royalty : si tratta di due terzi delle poco più di 3mila denunce brevettuali totali.
Tra i soggetti più attivi i ricercatori hanno individuato tre principali soggetti, eDekka LLC, Data Carriers LLC e Wetro Lan LLC, tutte e tre – preferendo per motivi di giurisprudenza favorevole ai detentori dei diritti il foro del Distretto Est del Texas – rappresentate dallo stesso studio legale di base a Dallas.
Nel portafoglio brevettuale di Wetro Lan, per esempio, spicca un brevetto con cui si pretende di rivendicare diritti su tutti i firewall adottati online, titolo che Electronic Frontier Foundation ha appena definito “Il brevetto più stupido del mese”. Oltre a questi tentativi bislacchi, tali aziende agiscono in tribunale anche contro grandi protagonisti del settore come per esempio Apple , una delle vittime predilette insieme alla azienda farmaceutica Actavis e ad Amazon .
I risultati così raccolti si inseriscono nel dibattito che già da tempo si sta trascinando negli Stati Uniti relativo – in generale – al settore brevettuale: prima la proposta dell’ Innovation Act poi quella avanzata con il Patent Act puntano a metter mano alle dinamiche dei contenziosi brevettuali, in particolare rafforzando l’onere della prova “a carico di chi abuserebbe del sistema dei brevetti” (si chiede di provare in maniera chiara e precisa l’abuso di cui lamenta la violazione e solo se le sue motivazioni iniziali saranno convincenti, la controparte sarà chiamata a risponderne), nonché limitando la possibilità di fare richieste a carico della difesa (come per esempio le disclosure dei prodotti o dei servizi oggetto del contendere) e introducendo maggiori possibilità di condannare l’accusa uscita perdente al pagamento anche delle spese legali della difesa.
Claudio Tamburrino