La Federal Aviation Administration (FAA) ha presentato un nuovo progetto per regolamentare l’utilizzo commerciale dei droni più leggeri di 25kg sul suolo statunitense , disposizioni per mettere diversi paletti al loro volo.
Secondo la proposta, infatti, tali droni commercali dovranno rimanere sempre in linea di vista dell’operatore che li controlla e lontano dagli aerei, non dovranno lasciar cadere oggetti né operare di notte. Inoltre nel corso del loro volo non potranno superare le 100 miglia all’ora, l’altezza di 152 metri e, dal punto di vista amministrativo, dovranno essere registrati (al costo di 5 dollari) e riportare il riferimento al soggetto che li controlla.
Finora il discorso relativo al prossimo regolamento FAA si era concentrato sull’introduzione di una patente per la guida dei droni non limitata (come in precedenza) ai voli effettuati nel tempo libero, ma anche a tutti quei dispositivi manovrati nell’ambito del lavoro, mentre una sentenza – sempre per gli USA – aveva stabilito all’inizio dello scorso anno che la stessa FAA non avesse alcuna autorità in materia.
Da quando un drone ha portato scompiglio nei protocolli di sicurezza della Casa Bianca, tuttavia, l’idea di un nuovo intervento sulla normativa statunitense di settore era diventata sempre più concreta, tanto da entrare nell’agenda dell’amministrazione Obama, per affrontarne le implicazioni in termini di sicurezza ma anche quelle legate alla privacy minacciata dai loro voli e dalla possibilità di filmare immagini dall’interno delle abitazioni altrui. Il dibattito si era aperto anche in seguito all’aggiornamento del firmware da parte del produttore del drone atterrato alla Casa Bianca, volto ad impedire il volo dei suoi device in un’area di 25 km nel centro di Washington: a livello istituzionale, però, non è ancora stata affrontata la questione dell’ ingerenza , a mezzo software, sulle intenzioni dei proprietari di droni.
Sono gli sviluppi del settore, d’altra parte, ad essere sempre più rilevanti e sempre meno ignorabili da parte di autorità e legislatori, come dimostrano gli interventi dei Governi di tutto il mondo : in Italia, per esempio, le aziende che usano i droni sono state costrette a dotarsi di patenti ed apposite polizze assicurative.
La nuova proposta degli Stati Uniti appare meno restrittiva di quanto ci si potesse aspettare, soprattutto dopo l’intrusione nel perimetro della Casa Bianca, tanto da essere stata per il momento accolta bene dagli operatori del settore.
Presentando la proposta di legge la stessa FAA ha appunto fornito uno studio che mette in evidenza i possibili vantaggi economici dati dall’introduzione dei droni, pari secondo le loro stime a 100 milioni di dollari, per non parlare delle vite che possono salvare (sono 95 gli operatori delle torri di telecomunicazioni morte tra il 2004 ed il 2012, un lavoro che potrebbe essere svolto con l’ausilio dei robot telecomandati).
Anche per questo la proposta non prevede restrizioni particolari alle aziende che possono utilizzare i droni, né controlli restrittivi da parte delle autorità, né tantomeno restrizioni per gli utilizzi da parte delle agenzie giornalistiche.
Tuttavia le proibizioni previste sono sufficienti a tarpare irrimediabilmente le ali ai possibili utilizzi dei droni telecomandati nelle spedizioni , uno degli scopi individuati per esempio da Amazon: proprio lo store di Jeff Bezos è già intervenuto sulla questione ed ha fatto intendere che in mancanza di passi indietro sarebbe costretto a portare la sperimentazione ed i relativi investimenti all’estero. Il divieto imposto ai droni di “lasciar cadere” oggetti, tuttavia, appare incarnare una delle maggiori paure del legislatore e delle autorità a stelle e strisce: la possibilità di utilizzare gli UAV come armi ed in particolare per trasportare bombe.
Claudio Tamburrino