USA, l'importanza di chiamarsi condizioni d'uso

USA, l'importanza di chiamarsi condizioni d'uso

Una corte d'appello del Missouri ha spiegato ad una donna che i termini d'uso di un sito vanno inderogabilmente letti. Anche se non vengono posti obbligatoriamente all'attenzione degli utenti
Una corte d'appello del Missouri ha spiegato ad una donna che i termini d'uso di un sito vanno inderogabilmente letti. Anche se non vengono posti obbligatoriamente all'attenzione degli utenti

Qualcuno invita a fare piccoli esperimenti online. Pensare a quanti siti e servizi web si abbia avuto accesso finora e, soprattutto, a quante condizioni d’uso si sia dato il proprio consenso. Un numero probabilmente alto che, tuttavia, potrebbe flettere fortemente alla domanda: quante di queste condizioni sono state effettivamente lette?

Ai giudici statunitensi non sembra importare molto se uno spazio web abbia obbligato o meno l’utente a leggere termini e condizioni d’utilizzo. Se quindi il netizen abbia preso effettivamente visione di informative, policy e compagnia. Una corte d’appello dello stato del Missouri ha infatti confermato una precedente decisione, che aveva stabilito la valenza legale delle condizioni d’uso del sito ServiceMagic.com .

La vicenda si è così dipanata. ServiceMagic è un sito che permette ai suoi utenti la ricerca di professionisti provenienti da svariate aree lavorative, per la successiva stipulazione di contratti legati a progetti personali. Uno di questi utenti – una donna chiamata Victoria Major da Springfield, Missouri – ha così trovato una figura adatta ai suoi obiettivi. Fino a qui, tutto regolare.

Il problema è sorto nel momento in cui la donna non si è rivelata affatto soddisfatta delle prestazioni del professionista indicato come il più vicino nella sua zona. E ha deciso di citare in giudizio i responsabili di ServiceMagic presso un tribunale del Missouri. Ma gli stessi responsabili del sito hanno immediatamente contestato la causa, sostenendo che questa avrebbe dovuto essere intentata esclusivamente a Denver, Colorado.

E questa clausola è espressamente descritta all’interno delle condizioni d’utilizzo del sito statunitense. Solo che Victoria Major – come ha poi spiegato alla corte nel ricorso in appello – non l’ha mai letta, almeno prima di inviare la richiesta per il suo professionista designato. ServiceMagic prevede infatti una serie di link all’interno delle sue pagine, collegati alle condizioni d’uso, anche se l’utente non è obbligato a leggerle. E questo potrebbe diventare un problema, almeno se non si vuole arrivare fino a Denver, Colorado per citare in giudizio il servizio.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
13 gen 2010
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