Proseguendo la sua indagine per l’istituzione di un grande piano nazionale per la banda larga e le tecnologie di comunicazione basate su IP, la Federal Communications Commission statunitense raccoglie pareri di tutti i soggetti coinvolti nel pubblico come nel primato. Prima della fine dell’anno era toccato ad AT&T esprimersi a riguardo con la sua idea di abolire la telefonia analogica , ora arrivano le proposte del Ministero della Giustizia (DOJ) e di Google a riaccendere la discussione su come gestire al meglio le frequenze wireless per le reti mobile .
Come già aveva fatto AT&T, anche il DOJ e Mountain View pongono l’accento sui network cellulari e la loro pervasività come mezzo ideale per la diffusione della banda larga economica, accessibile e disponibile sulla maggior parte del vasto territorio contenuto tra la East e la West Cost nordamericane. Il governo si dice in particolare convinto del fatto che FCC dovrebbe liberare ulteriori frequenze wireless quanto prima, favorendo nel contempo l’entrata in gioco di nuovi competitor per i carrier tradizionali.
“Non c’è tempo da perdere”, dicono dal DOJ, e vista la complessità della gestione delle infrastrutture cellulari attualmente in attività la soluzione migliore per una competizione reale nel settore è privilegiare, anche con incentivi economici ancora tutti da definire, quelle imprese che vogliano cimentarsi con i player già attivi sul mercato.
Il DOJ consiglia poi alla FCC di esaminare con maggior attenzione la questione della qualità della connettività realmente offerta dai carrier, i quali spesso propagandano un data rate massimo teorico senza comunicare la velocità di connessione “media” al cliente. Così come l’industria alimentare è obbligata a specificare i valori nutrizionali medi dei suoi prodotti, allo stesso modo la FCC dovrebbe costringere gli operatori mobili a rendere pubbliche le specifiche effettive dei propri servizi al posto di massimi teorici privi di senso nella realtà di tutti i giorni.
Piuttosto che alla velocità e alla competizione, Google pensa invece a candidarsi come “amministratore” di un database di “white space”, le frequenze dello spettro elettromagnetico libere tra le trasmissioni televisive già assegnate dalla FCC alle applicazioni di connettività a banda larga. “Continuiamo a credere fortemente nel potenziale che questo spettro di frequenze ha per rivoluzionare la broadband wireless – dice Google per bocca del legale Richard Whitt – e pensiamo che sia importante per noi procedere e offrire la nostra assistenza per trasformare in realtà questa visione”.
Google ha fondato il White Spaces Database Group come tavolo di lavoro condiviso per stabilire la migliore gestione del fantomatico database di frequenze libere, il cui obiettivo principale consiste nell’ evitare le interferenze tra i network telematici e le altre trasmissioni radio incluse quelle televisive.
L’industria focalizza la propria attenzione sul wireless per le reti su IP prossime venture, ma nella gestione pratica dei network attuali le cose si fanno molto più complicate di come appaiono in teoria. La repentina diffusione di dispositivi MID affamati di dati e banda, iPhone di Apple in testa, ha portato alla saturazione delle reti cittadine di AT&T e nel 2010 si prevede l’avvento di una “grande congestione” negli States per tutti i network in proporzione alla crescita del mercato di smartphone e mini-computer Internet-dipendenti.
Per correre ai ripari AT&T ha detto di voler istituire regimi punitivi per chi consuma troppi dati su un dispositivo (l’iPhone) pensato apposta per consumare dati digitali in massa, mentre nel Regno Unito il carrier O2 (gestore come AT&T negli States dell’esclusiva del Melafonino per l’Isola) si scusa per i disservizi e promette miglioramenti nell’esperienza di rete degli iUtenti . I carrier avrebbero naturalmente potuto pensarci prima di pretendere di essere i soli a dover gestire il traffico di un gadget con spiccate vocazioni alla connettività ad alto data rate , ma il sospetto strisciante è che nessuno abbia preso in considerazione il problema prima della sua apparizione e che ora risulti oltremodo facile scaricare la colpa di un evidente disservizio infrastrutturale sulle spalle dei consumatori-clienti. La riprova? Gli operatori francesi dicono di essersi da tempo preparati all’assalto delle connessioni 3G da parte dei cosiddetti “heavy user”, con una lungimiranza che è evidentemente difettata a tanti omologhi operanti nel Vecchio come nel Nuovo Continente.
Alfonso Maruccia