Roma – Negli Stati Uniti, e in futuro forse anche in Europa, le tecnologie di localizzazione di apprestano ad entrare di prepotenza nel settore mobile. Sebbene Sprint Nextel e Verizon mettano già a disposizione dei propri clienti servizi di mapping in abbonamento, l’agognata frontiera è rappresentata dal GPS su cellulare . Senza contare la possibile convergenza con il Web, sostenuta dalle recenti iniziative di aziende come Google , Yahoo e Microsoft . Basta ricordare infatti l’ultima indiscrezione riguardante l’implementazione della piattaforma Google Earth per le auto Wolkswagen di nuova generazione.
I carrier, secondo molti analisti, non sarebbero interessati a dar vita ad un’accesa competizione con le Web company, ma a sfruttare più che altro la loro “presa” sui potenziali consumatori. “Nessuna azienda è meglio equipaggiata per trainare il settore che una società Internet”, ha dichiarato Mark Becker, analista presso Atos Consultino . Fanno eco le dichiarazioni di Felix Oberdorfer, analista di Fortis Bank . “Queste società potrebbero sviluppare servizi interni, ma anche, volendo, essere tentate di acquistare marchi già affermati come TomTom , Route 66 in Olanda, Telmap in Israele, Navicore e Wayfinder in Svezia”, ha aggiunto Oberdorfer.
Insomma, si profilano grandi opportunità per il segmento mobile, sostenuto ancor di più nei suoi progetti dalla normativa e911 che contempla la possibilità di localizzazione delle persone da parte degli operatori di emergenza . I carrier, infatti, hanno già iniziato a commercializzare nuovi modelli di cellulare dotati di chip GPS, che grazie ad un software specifico che si chiama Assisted-GPS, permette una localizzazione veloce e più precisa rispetto al passato.
A parte i prossimi aggiornamenti hardware che permetteranno l’utilizzo di memory card più capienti – quindi capaci di archiviare un numero di mappe superiore – la grande sfida è rappresentata dai servizi. “Accedere a servizi di localizzazione attraverso Internet, magari con uno smartphone, si traduce in un introito sicuro, anche se gli operatori dovranno sostenere ingenti spese per aggiornare i loro network”, ha dichiarato Oberdorfer.
“Vi sono ancora accese discussioni sulle strategie dei carrier. Alcune società non sono ancora sicure di come investire nei servizi di localizzazione”, ha sostenuto Chris Wade, dirigente della Cambridge Positioning Systems ( CPS ). In Giappone, Corea del Sud e Cina la cooperazione fra le aziende Web e mobili ha dato i suoi frutti: il marketing pilotato da Internet si è dimostrato vincente .
Al momento, gli operatori GSM e WCDMA dispongono di una tecnologia di localizzazione simile , chiamata Enhanced-GPS, che sfrutta le potenzialità di un chip da non più di 16 dollari. In un’area libera permette il mapping in circa 30 secondi. Nel caso ci si trovi in una zona densa di palazzi o all’interno di un edificio, il segnale si interrompe e viene bypassato direttamente sulle centraline mobili. Il software che gestisce questa operazione costa un dollaro, e CPS – che lo utilizza da tempo – ha confermato che permette di nuovo l’attivazione del mapping in poco meno di 4 secondi.
Da queste possibilità di “dolce invasione” della privacy si distinguono del tutto servizi come quelli offerti, tra gli altri, da Followus . Citato qualche giorno fa da laRepubblica , sembra evidenziarsi come uno strumento da “Guerra Fredda”. E’ sufficiente pagare poche sterline per individuare con precisione l’esatta locazione di un cellulare .
Dopo aver inserito online il numero telefonico da tracciare, sul proprio smartphone viene visualizzata la posizione dell’utente da spiare con un margine minimo di errore di 100 metri. Nelle zone rurali o con bassa qualità di copertura del segnale il margine aumenta. Insomma, un servizio che ha già acceso le polemiche, dato che permette il mapping degli utenti della maggior parte degli operatori anglosassoni. In Italia, sebbene siano già stati sviluppati servizi simili, il loro utilizzo è illegale secondo la legge vigente. Il mapping attraverso le centraline mobili può essere utilizzato esclusivamente dalle forze di polizia, ma come faceva notare nel 2003 Stefano Rodotà , all’epoca Garante della privacy, anche questa operazione gioca sul filo del rasoio.
Il mapping tramite le centraline mobili è una soluzione più imprecisa rispetto ai sistemi GPS, ma ha dalla sua il bassissimo costo di implementazione. I carrier volendo potrebbero attivarlo istantaneamente se non vi fossero ostacoli legislativi . Le applicazioni compatibili sarebbero facilmente installabili su quasi tutti i terminali mobili, sfruttando semplicemente la piattaforma Java. A questo punto la via europea sarà dettata solo ed esclusivamente dalle lobby. Un colpo di mano potrebbe far cambiare le norme ed evitare ingenti investimenti per l’integrazione dei sistemi GPS. Ma queste sono solo speculazioni. Gli Stati Uniti si affideranno all’E-GPS, e forse anche l’Europa, con buona pace della privacy.
Dario d’Elia